Un passo in avanti per il referendum sulla Giustizia promosso da Lega e Radicali: il senatore Roberto Calderoli ha ufficializzato l'ok da parte della Corte di Cassazione. Adesso bisognerà attendere il parere della Corte Costituzionale, ma quella di oggi è di certo una giornata importante sia per i promotori sia per le miloni di persone (quasi cinque) che si sono recate per settimane in ogni piazza d'Italia per sottocrivere i quattro quesiti.
Il vicpresidente del Senato e storico esponente del Carroccio ha dichiarato quanto segue, così come ripercorso dall'Agi: "Questa mattina l'ufficio centrale per il referendum della Corte Suprema di Cassazione - ha fatto presente Roberto Calderoli - ha inviato a tutti i depositari la conferma nero su bianco della regolarità dei sei quesiti referendari, in materia di giustizia, approvati da sei consigli regionali. Ora - ha aggiunto - i quesiti sono stati trasmessi per l'ultimo vaglio di ammissibilità alla Corte Costituzionale, che si pronuncerà a riguardo entro il mese di febbraio". Manca, insomma, un ultimo passaggio. E poi sapremo se tutti i cittadini del Belpaese potranno o no recarsi alle urne per questo centrale appuntamento referendario.
Il vice della Casellati ha poi proseguito nel ragionamento: "Siamo soddisfatti e orgogliosi - ha detto - di vedere che tutti i nostri sei quesiti per migliorare il nostro sistema della giustizia siano stati accolti, a conferma della meticolosità e della preparazione di tutti coloro che hanno lavorato per la stesura di queste proposte, su cui, lo ricordiamo, abbiamo raccolto 4,2 milioni di firme dei cittadini italiani, firme che abbiamo scelto di non depositare, avendo già il percorso alternativo del voto di sei consigli regionali, per non appesantire la Corte di Cassazione con un lavoro di controllo che avrebbe necessitato di tempi lunghi". La Lega ha anche operato una scelta di metodo. E ora proprio la Consulta potrà decretare, con tutti i crismi del caso, l'avvio del vero e proprio processo referendario.
Calderoli ha spiegato quale sia stata la scelta legata alle tempistiche ed al risparmio dei soldi necessari per le pratiche: "Così - ha raccontato - abbiamo risparmiato tempo, e i nostri sei quesiti sono già stati trasmessi alla Corte Costituzionale che a febbraio si pronuncerà, ma non solo, abbiamo risparmiato anche 600mila euro di denari pubblici con questa rinuncia grazie all'emendamento ad hoc firmato dal sottoscritto e già approvato in via definitiva. Noi - ha concluso - intanto stiamo già scaldando il motore del comitato referendario, pronti a partire, appena avremo il via libera della Consulta, con una grande campagna referendaria per informare nel merito, nei contenuti, i cittadini: perchè stavolta toccherà al popolo decidere se e come rendere migliore e più giusta la nostra giustizia".
Le previsioni sono dunque queste: tra massimo due mesi e mezzo, ma è probabile che la Consulta si pronunci ben prima della fine di febbraio, sapremo se la Giustizia potrà essere
riformata a mezzo referendum oppure no. Le riforme promosse dal governo di Mario Draghi, con il ministro Marta Cartabia in testa, hanno lasciato ben sperare il cosiddetto "fronte garantista", che ora vorrebbe spingersi ancora più in avanti con una chiamata collettiva alle urne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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