Non si placano le rivolte che stanno tenendo in scacco il Regno Unito da ormai una settimana. Belfast, nell'Irlanda del Nord, è da lunedì sera teatro di uno degli scontri più sanguinosi che si siano mai visti negli ultimi anni. Un uomo di cinquant'anni anni è ricoverato in ospedale e versa in condizioni critiche dopo essere stato aggredito per motivi che la polizia ha definito di odio razziale.
Lo stesso odio per il quale verranno processate molte delle centinaia di persone che compariranno nei prossimi giorni nei tribunali del Paese. Si fa strada inoltre tra le autorità l'ipotesi sempre più concreta che esista un preciso disegno destabilizzatore dietro i disordini.
Secondo diverse fonti di stampa infatti, Scotland Yard sta investigando su una lista apparsa online con le indicazioni di tutte le località che sono state e che verranno prese di mira nei prossimi giorni, tra cui figurano anche alcune periferie londinesi. Una notizia che sembra fare il paio con la convinzione espressa dalla polizia nord irlandese secondo cui «c'è un elemento paramilitare» coinvolto nei tumulti scoppiati lunedì notte. Lo afferma «senza ombra di dubbio», Melanie Jones, vice capo della polizia di Belfast, che ha discusso del problema in una conferenza stampa e le cui parole sono state riportate dall'agenzia PA. «Manteniamo una mente aperta su chi sta orchestrando e organizzando tutto questo - ha detto Jones - quello che abbiamo visto lunedì notte è differente da quello che è accaduto sabato, quando una maggioranza di persone adulte hanno provocato dei disordini. La scorsa notte invece era chiaro che c'era un elemento più giovane di agitatori, in maggioranza teenagers, guidati da gruppi di adulti presenti sulla scena e si trattava di paramilitari». In seguito all'aggressione del cinquantenne, l'Assemblea di Stormont tornerà a riunirsi domani per discutere degli ultimi eventi. Sempre ieri anche il capo della Procura Generale d'Inghilterra e Galles ha dichiarato di voler prendere in considerazione la possibilità di perseguire alcuni dei manifestanti arrestati per reati di terrorismo, mentre il ministro della Giustizia del governo laburista britannico Shabana Mahmood rincara la dose affermando che «tutti coloro scesi in piazza con il solo intento di causare danni avranno a che fare con la legge in pieno vigore».
Attualmente sono decine di migliaia gli agenti in strada e gli arresti hanno superato quota quattrocento. Ma il filo rosso della violenza continua a diffondersi senza tregua sulle piattaforme social sebbene le autorità tentino di fare di tutto per bloccare l'onda d'odio che prolifica in rete. Ieri, un ventottenne di Leeds è stata la prima persona a venir perseguita penalmente per aver postato incitamenti collegati ai disordini.
E sulla responsabilità delle piattaforme entra a gamba tesa anche il proprietario di X, Elon Musk - che nei giorni scorsi era stato attaccato da Downing Street per il suo post «la guerra civile è inevitabile» - definendo il primo ministro inglese Starmer «Keir due pesi due misure» in riferimento alla teoria che la polizia stia trattando con maggior durezza i «manifestanti» della destra bianca rispetto a quelli di altre
minoranze. «UK o URSS?» si è chiesto retoricamente il miliardario in una serie di tweet rivolti al premier, dopo la diffusione di un video che mostrava una persona arrestata per aver scritto dei commenti offensivi su Facebook.
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