Regole per gli influencer: "Sono come le tv"

L'Agcom apre l'iter pubblico: linee guida per la comunicazione social

Regole per gli influencer: "Sono come le tv"
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Molti di loro hanno milioni di follower e con i loro video o interventi sulle varie piattaforme social sono in grado di influenzarne le decisioni di acquisto, generando giri di affari a più zeri. Eppure, nonostante questo e soprattutto nonostante la responsabilità per i contenuti postati, finora gli influencer hanno agito senza nessun tipo di regolamentazione precisa. Una sorta di Far West in una categoria che sta registrando una crescita esponenziale e che in Italia conta circa 350mila professionisti. Un fenomeno troppo esteso per non mettere ordine.

Tanto che adesso l'Agcom ha deciso di intervenire con una stretta per mantenere l'attività di coloro che nel linguaggio corrente sono denominati «influencer», ma sono anche «vlogger», «streamer» o «creator» - che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi - all'interno di precisi paletti. Perché, secondo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, «svolgono un'attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi audiovisivi» e come tali devono rispettare gli stessi obblighi delle emittenti Tv. In considerazione dell'impatto che essi hanno sugli utenti, sui consumatori e sulla società e del fatto che molti Paese europei hanno già avviato analoghe regolamentazioni, il Consiglio dell'Agcom ha deciso all'unanimità di indire una consultazione pubblica sulle misure per garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. La consultazione, che durerà 60 giorni dalla pubblicazione della delibera, dovrà portare alla stesura di precise linee guida sugli obblighi che dovranno essere rispettati dagli influencer per favorire una maggiore trasparenza e consapevolezza. Le regole riguarderanno la tutela minori, la pubblicità, la composizione delle società, ma anche il rispetto del pluralismo e della non discriminazione.

L'Authority ha voluto introdurre una distinzione tra chi propone contenuti audiovisivi in modo continuo, con una modalità di offerta e organizzazione degli stessi tale da renderli sovrapponibili a un catalogo di un servizio di media on-demand (ad esempio, i canali YouTube) e chi invece opera in modo meno strutturato. I primi dovranno applicare verosimilmente la totalità degli obblighi previsti dal Testo unico, compresi per esempio l'iscrizione al Roc, la disciplina in materie di opere europee e indipendenti, e la segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Mentre per i soggetti che operano in maniera meno continuativa non appare giustificata l'applicazione nella sua interezza del regime giuridico previsto per i servizi di media audiovisivi a richiesta.

L'Agcom ritiene conciliabile un'estensione del quadro giuridico con la natura degli influencer, in ragione della natura della loro attività, sovrapponibile con la fornitura di un servizio di

media audiovisivo. L'avvio della consultazione pubblica ha l'obiettivo di individuare un quadro chiaro e trasparente delle disposizioni applicabili anche agli influencer, senza per questo prevedere per loro oneri burocratici.

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