Renzi arruola le toghe Così gli ex nemici diventano scudi umani

Dopo Pd e sindacato, il premier blandisce e divide altri avversari. La rottamazione è solo un ricordo

Renzi arruola le toghe Così gli ex nemici diventano scudi umani

Prima fase: bastonare, dividere, desertificare. Seconda: cooptare, gratificare, sopire. Ergo dominare, game over .

Lo scacco matto di Matteo Renzi alla Repubblica si attua in tre mosse, tutte chiaramente leggibili, eppure ogni volta ciascuna a suo modo sorprendente. Una strategia sempre uguale a se stessa, per ora vincente su ogni campo di applicazione: Parlamento, governo, partiti, sindacati e, da ultimo, magistratura. Ovunque il premier si circonda di «scudi umani», tratti dalle fila avversarie; scudo umano in casa Pd l'ex portaborse di D'Alema, Matteo Orfini (rivelatosi assai fragilino, per la verità). Scudi umani i capigruppo parlamentari (Speranza e Zanda), nelle riforme l'ex oppositrice Anna Finocchiaro. Scudo umano è Angelino Alfano e la sua pattuglia Vinavil avvinghiata alla poltrona. Scudi umani gli onorevoli sottratti, poco alla volta, alla minoranza e agli altri partiti. Scudi umani rischiano di diventare i sindacati con le concessioni fatte loro nel Jobs Act e la legge sulla rappresentanza. Scudi umani in predicato di diventarlo sono i magistrati che Matteo ha già inserito o pensa di inserire nel governo. Ogni altrui debolezza diventa il punto forte di Renzi che, sia pure nella traduzione pret-à-porter in voga a Palazzo Chigi, sembra ripercorrere gli ammonimenti di Sun Tzu, insuperabile generale maestro dell'arte della guerra, vissuto tra il sesto e quinto secolo avanti Cristo. «Chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell'avversario, è il più abile in assoluto». E poi: « Senza forma ... questa la configurazione tattica dell' eccellenza ».

Non è pura e semplice propaganda, ma qualcosa di più vasto e profondo. «Con Cantone alle Infrastrutture quale magistrato intercetterà mai il ministro?», insinuava un abile vignettista qualche giorno fa. L'utilizzo dei magistrati in politica, di cui la sinistra è antesignana (Casson, D'Ambrosio, Colombo eccetera - per lasciar perdere Di Pietro), ormai non è più soltanto la «bandierina» da sventolare all'opinione pubblica. Con Renzi è metodo di governo e paravento che concorre a rafforzare il potere e lo determina. Anche perché sempre si accompagna ad aspri contrasti con la categoria di cui il beneficiato fa parte. Non basti solo il Moloch anti-corruzione Raffaele Cantone, diventato suo malgrado il Mastro Lindo di ogni scandalo e corrutela (come l'Expo), o il potere che al ministero s'è ritagliato Mario Barbuto, già presidente della Corte d'Appello di Torino, o quello del sottosegretario Cosimo Maria Ferri. Sintomatico è il caso di Nicola Gratteri, Pm della Locride e superesperto di 'ndrangheta . Era già ministro della Giustizia quando Renzi salì al Colle. Fu soltanto una sfuriata del presidente Napolitano a impedirlo. «C'è una regola non scritta, ma sempre rispettata da tutti: i magistrati in servizio non possono andare alla Giustizia», sibilò il capo dello Stato tagliando con un frego il nome dalla lista. Ma il premier non si è dato per vinto e, all'interno della categoria, suscitando grandi contrasti e divisioni, oggi si dibatte su di un ministro-ombra alle spalle del travicello Orlando. Appunto Gratteri, che ha appena consegnato una relazione di 266 pagine con la sua proposta di riforma di cui non si conoscono i contenuti (e non si sa quanto ne verrà usato dal premier).

Tutto questo, mentre le cronache traboccano di scontri verbali tra il premier e l'Anm di Sabelli. Il capo della Fiom, Maurizio Landini, ha capito il giochino e imparato a fiutare il pericolo: sa che il premier dissemina il terreno di trappole sia quando fa la voce grossa sia quando concede regali. Nell'orrendo sindacalese la definisce: disintermediazione . Tradotto suona: comando io, nel bene e nel male, finché morte non vi separi.

Ma in tempi di elezioni regionali e amministrative, e quindi di liste, Renzi e il suo partito hanno qualche

problema con inquisiti e impresentabili vari. Come Mirello Crisafulli, chiacchieratissimo e potente ras del Pd siciliano, che qualche democratico vorrebbe candidato sindaco a Enna. Palazzo Chigi fa sapere che non se parla.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica