"Renzi, Boschi e Lotti vanno processati per i fondi a Open". Il leader Iv denuncia tre magistrati

Più che la richiesta di rinvio a giudizio colpisce la risposta di Matteo Renzi: l'ex premier denuncia i pm di Firenze per abuso d'ufficio e violazione delle sue prerogative costituzionali di parlamentare

"Renzi, Boschi e Lotti vanno processati per i fondi a Open". Il leader Iv denuncia tre magistrati

Più che la richiesta di rinvio a giudizio colpisce la risposta di Matteo Renzi: l'ex premier denuncia i pm di Firenze per abuso d'ufficio e violazione delle sue prerogative costituzionali di parlamentare. Uno scambio di colpi mai visto, nemmeno ai tempi dei duelli fra Silvio Berlusconi e la magistratura ambrosiana.

Ora è quella fiorentina a tirare le conclusioni dell'indagine sulla fondazione Open, considerata dalle toghe toscane la cassaforte occulta della corrente renziana e più in generale del Pd quando a guidarlo c'era l'ex sindaco di Firenze. Dunque, i pm chiedono di portare a processo 11 persone, fra politici e imprenditori, e 4 società, fra cui il gruppo Toto e British Tobacco. Nel mirino, in particolare, i protagonisti di quella stagione: Matteo Renzi, Luca Lotti, l'ex ministro che è rimasto nel Pd, Maria Elena Boschi, che invece ancora oggi è una delle figure chiave di Italia Viva, Marco Carrai, amico di Renzi, membro del cda di Open e presidente di Toscana Aeroporti, Andrea Bianchi, presidente di Open fino alla sua chiusura. Renzi e Boschi devono rispondere solo di finanziamento illecito, Bianchi e Lotti anche di corruzione. Il 4 aprile ci sarà l'udienza preliminare ed è facile immaginare, per come vanno le cose in Italia, che il gip mandi tutti o quasi a processo.

Ma Renzi non ci sta e passa, con sprezzo del pericolo, al contrattacco firmando un comunicato durissimo: «Si tratta di un atto scontato e ampiamente atteso che arriva ad anni di distanza dai sequestri del novembre 2019 poi giudicati illegittimi dalla cassazione. Finalmente inizia il processo nelle aule e non solo nei media. E i cittadini potranno rendersi conto di quanto sia fragile l'accusa e di quanto siano scandalosi i metodi usati dalla procura di Firenze».

Sì, nel giorno in cui la procura guidata da Giuseppe Creazzo punta il dito contro di lui, Renzi non ha paura di calare sul tavolo quell'aggettivo, «scandalosi», pesantissimo. È da tempo che l'ex capo del governo si considera perseguitato e il leader di Italia Viva ha messo in evidenza che anche i suoi genitori, immacolati fino ad una certa età, sulla soglia dei sessanta sono stati arrestati e trasformati in una coppia alla Bonnie e Clyde.

Ma Renzi non si ferma qui e annuncia una denuncia a Genova, competente per gli eventuali reati commessi dalle toghe toscane, per abuso d'ufficio e per violazione dell'articolo 68 della Costituzione: la vecchia immunità non c'è più, ma qualcosa del sistema di protezione è rimasto e invece quello scudo sarebbe stato perforato dal trio composto da Giuseppe Creazzo, Luca Turco e Antonino Nastasi. Così agli atti sono finite alcuni messaggini ed email che i pm avrebbero dovuto tenere fuori dai faldoni. «Io non ho commesso reati - è la conclusione, quasi una dichiarazione di guerra - spero che i magistrati toscani possano in coscienza dire lo stesso».

Fra l'altro, la ruota della cronaca ha portato a galla vicende quasi incredibili che in qualche modo, indirettamente, danno spessore alla rabbia di Renzi. Dalle chat di Luca Palamara affiora la tenebrosa storia delle presunte molestie subite dalla pm Alessia Sinatra ad opera di Creazzo, nel corso di un convegno. Lei non l'aveva mai denunciato, ma le conversazioni con Palamara in cui definisce il collega «il porco» hanno fatto conoscere all'opinione pubblica il mortificante episodio, anche se lui, naturalmente, nega.

Altrettanto se non più sconcertante, quanto la Commissione parlamentare ha scoperto sulla morte ancora misteriosa di David Rossi: Nastasi, allora a Siena, avrebbe risposto al cellulare del manager, appena precipitato dalla finestra di Rocca Salimbeni, e

avrebbe svuotato il cestino dei rifiuti sulla scrivania del dirigente di Mps.

Ora Renzi vuol essere sentito a Genova e spinge sul Senato perché sollevi un conflitto di attribuzione contro la procura alla Corte costituzionale.

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