Quello intervistato dal Washington Post è un Matteo Renzi che non accetta i compromessi. Snocciola le sue opinioni sulla politica interna ed estera, indifferente ai poteri forti che potrebbe offendere. In particolare, anche oltre oceano non risparmia una bordata ai sindacati.
Nello spiegare il sistema del lavoro italiano alla cronista americana Lally Weymouth dice senza mezzi termini che è un meccanismo arcaico, indecifrabile per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Un sistema impermebile al digitale e alle nuove tecnologie, fondato sulla chimera della tutela dei lavoratori. Solo se si ha la fortuna di essere assunti in un'azienda con più di 15 dipendenti.
Il Jobs Act è il cambiamento di cui l'Italia e le nuove generazioni hanno bisogno: "Tutto deve cambiare in Italia e cambieremo. Dopo anno di stagnazione penso che questo sia il momento in cui l'Italia può realizzare le cose che aspetta da anni. Paradossalmente la crisi è la ragione per cui noi dobbiamo cambiare, senza cambiamento è impossibile credere nel futuro".
Ammette che i sindacati non hanno salutato con favore la sua riforma, ma la loro opposizione non lo spaventa. "La gente è con noi, non con i sindacati". Si dice sicuro che gli italiani approveranno la sua riforma appoggiando la posizione del Governo. "In generale penso che il ruolo dei sindacati sia importante ma è importante per me dare il messaggio che, se i sindacati sono contrari alle nostre proposte, ci lascino continuare ed andare avanti. Non siamo legati al destino dei sindacati".
Se il fronte interno e il futuro scontro con i sindacati non gli bastasse, il presidente del Consiglio si mostra battagliero anche in politica estera.
Per quanto riguarda la lotta all'Isis dice: "Siamo pronti ad assicurare qualsiasi supporto necessario. Per il momento le richieste sono di ordine umanitario e di supporto logistico". Non esclude la concessione ai caccia americani della base di Aviano, come già avvenuto in passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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