Renzi interroga Bonafede. "Risponda sul caso Esposito"

Interpellanza di Iv al Senato sulla condotta della toga che condannò Berlusconi. Oggi la risposta in Aula

Renzi interroga Bonafede. "Risponda sul caso Esposito"

Per una settimana, da quando le rivelazioni sulla sentenza Berlusconi hanno fatto irruzione sulla stampa e nel dibattito politico, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha fatto finta di niente. Come se l'ombra del sospetto lanciata su uno dei processi più delicati degli ultimi decenni, il racconto di una condanna pilotata dall'alto per colpire un leader politico, non riguardassero il governo. Ma adesso a cavare il Guardasigilli dal silenzio in cui si è rifugiato provvede una interpellanza parlamentare. Che non viene da Forza Italia né da un altro partito di opposizione, ma dall'interno della maggioranza di governo: a firmarla è l'intero gruppo al Senato di Italia Viva. Compreso Matteo Renzi.

È la riprova che il racconto di Amedeo Franco, il giudice di Cassazione che faceva parte del collegio che nel 2013 condannò il Cavaliere per frode fiscale, ha fatto breccia. Anche perché le confidenze che pochi mesi dopo Franco rese a Berlusconi, raccontando le tante anomalie di un processo affidato al «plotone di esecuzione» presieduto dal giudice Antonio Esposito, hanno trovato nei giorni successivi numerosi riscontri. E poiché da quella condanna scaturì l'estromissione dal Senato di Berlusconi, tutto diventa una gigantesco affaire con cui la politica deve fare i conti.

Così ecco l'interrogazione «a risposta immediata» cui Bonafede oggi alle 15 dovrà rispondere al question time in aula al Senato. Gli elementi emersi in questi giorni e contenuti nella nuova memoria inviata dai legali di Berlusconi alla Corte europea dei diritti dell'Uomo, «nonostante siano asseritamente riferibili a un esponente appartenente ad una compagine politica diversa rispetto agli odierni interroganti - si legge nell'interpellanza di Iv - rappresenterebbero, se accertati nel loro insieme, un insostenibile vulnus allo svolgimento della vita democratica del Paese».

Per questo Renzi e i suoi sedici compagni di partito chiedono al ministro grillino «quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue attribuzioni, per l'accertamento dei fatti nell'ambito della vicenda relativa alla condanna definitiva dell'onorevole Silvio Berlusconi». Come è prassi, non indicano nei dettagli quali siano gli accertamenti che il ministro potrebbe compiere, attraverso il suo ufficio ispettivo: ma, per come emergono dalle rivelazioni di questi giorni, i temi su cui Bonafede potrebbe indagare non mancano. A partire dalla assegnazione del fascicolo alla sezione feriale della Cassazione, e dall'incontro su questo tema tra il presidente della Suprema Corte Giorgio Santacroce e i difensori di Berlusconi: Santacroce è morto, ma è ben vivo Franco Ippolito, esponente di Md e assai vicino al Quirinale, che era segretario della Corte e (stranamente, secondo Franco: «di chi era il portavoce?») partecipò all'incontro. O sull'andamento della camera di consiglio: Franco è morto, ma gli altri giudici sono vivi.

«Che ci possa essere solo il dubbio di una sentenza a priori - dice Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia viva - e di una corte che si trasforma in plotone d'esecuzione è una mostruosità. Questo vale per il signor Rossi come per l'ex presidente del Consiglio».

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