Alle cinque della sera il telefonino di Matteo Ricci fa «beeeep». È un whatsapp di Matteo Renzi: i due sono attesi in serata sul palco della Festa dell'Unità di Pesaro. Ricci, ex sindaco della città marchigiana e ora europarlamentare dem con valanga di preferenze, gioca in casa. Ma l'appuntamento, si sa, era ad alto tasso di suspense: il primo ritorno di Renzi nell'arena Pd dopo anni e dopo il suo giro di valzer pro-campo largo.
E infatti al vecchio amico Ricci l'ex premier chiede: «Che aria tira? Che prevedi per stasera?». La risposta non si fa attendere: «Credo ci sarà un sacco di gente: un po' di tuoi elettori, molti dei nostri curiosi di vedere che diremo e poi, certo, anche un po' di contestatori».
La gente c'è, l'accoglienza è meno burrascosa del previsto: Renzi arriva in anticipo, gira per gli stand, attira sguardi curiosi, sorrisi e strette di mano, oltre che a qualche provocazione («Ancora tu?») o appello («Devi stare con Elly»). E ribalta l'accusa di «stare a destra» sull'eterno antagonista Conte, riuscendo a prendersi un'ovazione: «Non accetto esami del sangue progressista da chi non sa neanche scegliere tra Trump e Harris». E aggiunge: «Ho l'impressione che il gran consigliere contiano Conte abbia le sue ragioni per tener fuori Iv, pur sapendo che può essere decisiva: il suo sogno è un governo giallo-nero con Meloni e 5S».
«Non sono qui da figliol prodigo», dice appena salito sul palco, salutato da più applausi del previsto. «Sto da un'altra parte: sono uscito dal Pd appena fatto partire, con enorme sofferenza, il governo Conte 2 per battere Salvini. Abbiamo idee diverse, ci sono stati scontri accesi e non sono best friend di Elly. Anche se le auguro che non le venga fatto quel che è stato fatto a me dal fuoco amico». Ma il centrosinistra «deve ripartire: se lo guida Schlein ci sto, se la guidano i grillini no». Ammette: «Faremo di tutto per far cadere questo governo». Ma respinge le accuse di «complotti» anti-Meloni: «Mi fanno ridere».
Ricci ha tenacemente voluto la rentrée pesarese (ribattezzata «I due Matteo») del «reprobo»: «Il mio invito ha causato diversi mal di pancia, anche comprensibili», racconta. Era arrivato persino uno stop dal Pd regionale delle Marche: «Niente Renzi, troppo delicata la situazione». Poi però è stata Elly Schlein (che riemergerà domani alla Festa di Siena) in persona a sbloccare la situazione: «È giusto parlare con tutti, il campo va allargato per vincere: vai avanti», era stato il suo messaggio all'ex sindaco.
Ed è su questa apertura «laica» di Schlein che Renzi si spertica in lodi: «Elly sa che servono i voti, mentre i veti portano alla sconfitta. Vogliamo vincere contro Meloni? Allora il lavoro deve partire, come dice anche PIerluigi Bersani, da contenuti e programmi». E non manca di ricordare: «Per vincere bisogna togliere voti alla parte opposta: per questo il centro ha un valore marginale più alto: quel 2 o 3% è quello che fa la differenza tra vittoria e sconfitta nei collegi contendibili, così come nelle regioni». Dal canto suo Ricci non sorvola sulle ragioni di scontro e dissenso nel passato: «Ha fatto tanti errori e creato molte contraddizioni - dice del suo interlocutore - ma al centrosinistra è indispensabile una gamba moderata e liberale se non vogliamo regalare ancora una volta quell'area a Fi e la vittoria alla destra». Certo, aggiunge, «non basta Iv: serve un'area più vasta.
Renzi non ha il consenso per guidarla ma ha l'intelligenza politica per aiutare a crearla». In ogni caso, dice, «Non basta parlare male di Meloni per vincere. Né serve un fronte popolare. Senza un nuovo, largo centrosinistra nei collegi maggioritari non toccheremo palla».
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