Questo matrimonio non s'ha da fare. È difficile immaginarsi Renzi, Alfano e compagnia nel ruolo manzoniano dei Bravi di Don Rodrigo, ma in questa storia l'obiettivo è lo stesso. Il matrimonio politico da evitare a tutti i costi è quello di Berlusconi e Salvini. Il motivo chiaramente non è sentimentale. Qui sono in tanti che considerano l'accordo con l'altro Matteo come una sciagura politica. Non lo vogliono i governativi, non lo vogliono i nazareni di Forza Italia, vecchi e nuovi, e neppure i vari cerchi più o meno magici che temono di perdere rendite di posizione e sparire. In tanti tifano e lavorano per lasciare la destra incompiuta e rarefatta, divisa, parcellizzata e con una vocazione minoritaria.
Piccolo particolare, una destra così è necessaria al progetto di Renzi. Il premier non si è mai visto come il leader della sinistra. Non immagina lo scenario politico italiano in senso bipartitico o bipolare. Il suo modello è quel partito della nazione evocato tempo fa. Un grande contenitore in grado di occupare il centro del sistema, con una forza di aggregazione in grado di raccogliere e «sottomettere» tutti i frammenti che gravitano intorno al sole renziano e con due o tre partiti di opposizione incapaci di dialogare tra loro. Questo schema gli permette non solo di essere leader nel Pd ma di andare oltre rispetto al partito di cui è segretario. Il sogno è una sorta di democrazia cristiana più laica e compatta.
Tutto questo è possibile solo se la destra resta impalpabile e confinata all'angolo. Salvini grida, ma senza Forza Italia, senza una destra liberale, verrebbe liquidato, come già stanno facendo, con le solite accuse di populismo, di lepenismo, di post fascismo. Questa situazione è necessaria anche alla sopravvivenza politica di Alfano, che in questi giorni Renzi usa come guastatore, come l'ostacolo a qualsiasi tentativo di ricostruire una solida alleanza di centrodestra. Alfano e Salvini nella polemica politica sono diventati alternativi. Non possono stare insieme in una stessa alleanza non solo per una questione di toni, ma soprattutto perché la Lega ha scelto come ragione sociale l'opposizione a Renzi. Alfano ha scelto invece il governo Renzi come suo orizzonte. Non c'è dialogo. Non ci può essere.
I due promessi sposi poi ci mettono del loro. È chiaro che un accordo Salvini-Berlusconi si potrebbe e dovrebbe fare solo se nascesse un soggetto politico nuovo, che vada oltre rispetto alla Lega e a Forza Italia. Salvini non può pensare di mettere la maglia del Carroccio a Brunetta. La Lega magari adesso guarda al Sud, ma resta un partito con un'identità da lombardo-veneto.
Non può essere questo il futuro. Tutti e due per stare insieme dovrebbero spogliarsi della maglia di appartenenza e vestire entrambi quella della nazionale. Un partito nazionale di centrodestra in grado di sfidare davvero il partito nazione di Renzi.
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