Renzi zittisce la fronda "È un dibattito surreale"

Il premier spegne le critiche della Ditta e dà appuntamento al prossimo congresso nel 2017. In arrivo il colpo di coda di Marino a Roma: in settimana il "marziano" torna dagli Usa

Renzi zittisce la fronda "È un dibattito surreale"

Che il dibattito in corso nel Pd sia del tutto «surreale» - così come lo definisce Matteo Renzi dando appuntamento alla minoranza a un prossimo congresso (da celebrare nel 2017, dice, e sarebbe una notizia, se non fosse surreale a sua volta) - ce n'eravamo accorti.

Il surrealismo del Pd è un pesce che puzza dalla testa: non quella del giovane segretario auto-rottamatore, stavolta, bensì quella che riuscì a concepire un «progetto sbagliato sin dall'inizio», come spiega Cesare Salvi, ritiratosi dalla vita politica dopo essersi reso conto di quanto fosse surreale il Pd e di quanto, nel contempo, difficile anzi «irrilevante» fare una battaglia al di fuori del Pd. «Forse ora anche altri se ne stanno rendendo conto», è la sua analisi sul dibattito che lacera il Partito-Nato-Sbagliato.

Uno di certo è Massimo D'Alema, che ieri ha un po' corretto il tiro delle sue frecce avvelenate (non la dose di veleno). Lamenta che il proprio intervento non fosse affatto «un appello alla scissione, com'è stato falsificato», ma voleva solo sollevare una «serie di preoccupazioni». Per le quali, dice, «ho avuto risposte in generale sotto forma di insulti e nessuna replica sul merito». Il suo «invito alla riflessione» era doveroso, considerato che l'elettorato della Ditta sta abbandonando il Pd, dopo aver visto «parte della sinistra diventare opposizione e parte della destra diventare governo: evidentemente è successo qualcosa». Sarcasmo a parte, l'ex leader rinnova tutti i sensi della sua profonda «disistima» nei confronti di Renzi persino quando ne elogia la prudenza sulla questione libica. Cosa che, se si vuole, presenta forti ancoraggi nel surrealismo e nella necessità di risolvere ogni problema in una seduta psichiatrica (o almeno spiritica), non con un comizio.

Ma Renzi, che i comizi è abituato a farli ovunque si selfie, specie sul web, ha approfittato ieri anche delle elezioni tedesche per farsi passare per uno di sinistra. Se l'è presa con l'egoismo dei Paesi Ue contro i migranti e ha ribadito che per «sconfiggere il populismo» occorrono trasparenza e, soprattutto, «nuove leadership». Le riforme in Italia, esempio perfetto della rigenerante ricetta, sono quindi «il bacio a questa Bella Addormentata, una fidanzata in coma». Lui, il principe azzurro.

Come in ogni favola stucchevole che si rispetti, prima che la Bella si risvegli urlando dal coma, ci sono fantasmi sibilanti (Prodi ha lanciato un «le polemiche non servono» che non si sa se prendere come un incitamento alla pugna o alla resa), e utili scudieri (Cuperlo ha chiesto a Renzi di smetterla con un «impegno a mezzo servizio», lo vuole tutto per sé). Ma un posto di rispetto assoluto compete al cattivo, Gargamella o principe alieno che sia. In questo caso, ecco riprofilarsi all'orizzonte la sagoma fantastica e vibrante dell'ex sindaco Marino, che in settimana tornerà dalla beneamata America. Un suo assalto vendicativo al Campidoglio è atteso a momenti. Sarebbe il colpo fatale a Giachetti e magari pure a Renzi.

Il 31 marzo se ne saprà di più, dalla presentazione del suo libro di memorie: gli appunti diligentemente presi dall'ex sindaco durante il mandato. Roba forte, marziana, dunque capace di alzare alquanto il tasso di acidità di un partito allo sbando. Speriamo nell'autodissoluzione.

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