La resistenza di Mariupol mette a rischio la parata. Ma il generale Dvornikov: "Sarà un regalo per Putin". La denuncia degli ucraini: spari sui civili che fuggono

Per il portavoce del Cremlino le celebrazioni non ci saranno. Gli ucraini invece ritengono che i russi stiano preparando la più crudele delle umiliazioni facendo sfilare i prigionieri.

La resistenza di Mariupol mette a rischio la parata. Ma il generale Dvornikov: "Sarà un regalo per Putin". La denuncia degli ucraini: spari sui civili che fuggono

A costo di organizzare una sfilata-farsa, con i prigionieri che marceranno tra le macerie, legati tra loro e «accompagnati» dai soldati russi, Mosca non sembra voler rinunciare alla parata del 9 maggio a Mariupol, nonostante le smentite del capo di gabinetto Peskov, che procrastina al 2023 le celebrazioni nella città portuale. Mykhailo Podoliak, consigliere di Zelensky, sostiene di avere le prove della più crudele tra le umiliazioni, ma lo afferma anche il comandante in capo degli invasori, Aleksandr Dvornikov, che rivela senza mezzi termini: «Mariupol sarà il nostro regalo a Putin per il 9 maggio».

Prendere il controllo della città sarebbe la prima vittoria militare di una certa rilevanza dall'inizio del conflitto (se si esclude la piccola Kherson), ma all'acciaieria Azovstal la partita è tutt'altro che chiusa. La frustrazione di Mosca è evidente: in un primo momento, per alimentare la retorica nazionale, Putin avrebbe voluto far coincidere la conquista di Kiev con il 9 maggio, data della vittoria sul nazifascismo. Ma quando si è reso conto che non sarebbe stato possibile si è limitato al Donbass e al sud dell'Ucraina. Oggi spera almeno nella caduta di Mariupol, ma ciò che resta del battaglione Azov e della 36a brigata sta rovinando parte delle sue mire espansionistiche.

Dopo 72 giorni di conflitto i progressi dell'esercito rimangono limitati. Putin continua a chiedere a gran voce di radere al suolo l'acciaieria, ma l'operazione dei suoi uomini prosegue senza l'anelata vittoria schiacciante. «La situazione nell'acciaieria sta peggiorando - dice alla Bbc Mykhailo Vershynin, uno dei soldati che sta difendendo il polo metallurgico - la cosa più drammatica è che abbiamo ancora civili nei rifugi antiaerei». Dopo il pesante bombardamento di ieri, 2 persone sarebbero morte e altre 10 risultano ferite. Il condizionale è d'obbligo, perché gli stessi miliziani ucraini non riescono a uscire dalle trincee e raggiungere i bunker in cui si trovano asserragliati almeno 200 civili. A dar manforte alle loro operazioni è arrivato un gruppo di volontari bielorussi, il battaglione «Kalinowski». Una ventina di uomini in tutto, ma preziosi per tentare di tenere un po' a bada l'orso di Mosca. Il loro comandante, Jan Melnikov, dice che gli scontri non stanno avendo un esito scontato: «Non siamo solo sulla difensiva, ma organizziamo incursioni per fronteggiare il nemico, partendo da Azovstal per proseguire nelle strade della città». Un lieve ottimismo traspare anche dalle parole del vice-comandante del reggimento Azov Maxin Zhorin. Raggiunto telefonicamente dall'emittente Channel 5, spiega che «la maggior parte dell'impianto è controllata dall'esercito ucraino, i russi sono riusciti a prenderne solo una parte. Abbiamo ancora meno tempo per salvare tutti coloro che si trovano qui».

Al netto delle acciaierie, Mariupol è una città che non esiste più, come ha ribadito ieri il premier ucraino Denys Shmyhal. «Con il 95% degli edifici distrutti è impossibile ormai definirla città. La resistenza è un gran segnale di coraggio. Ieri le truppe russe hanno cercato di sfondare e sono entrate nel perimetro dell'impianto. Eppure quel fazzoletto di terra non cade». Il pensiero di Shmyhal va ai civili. «Stiamo cercando di garantire che i russi diano l'approvazione e consentano l'apertura di un vero salvacondotto». Lo scorso 3 maggio 156 residenti sono arrivati a Zaporizhzhia, altri 344 il giorno successivo. Le operazioni di salvataggio proseguono, anche se a rilento. Il capo dell'amministrazione presidenziale, Andriy Iermak, conferma il numero delle persone messe in salvo negli ultimi giorni, e il segretario generale dell'Onu Guterres, che ha definito la zona di guerra di Mariupol «un inferno», ha annunciato l'inizio di una terza operazione in collaborazione con la Croce Rossa. In serata 51 persone sono state portate su 3 pullman a Bezymenne, controllata dai russi. La vice premier Iryna Vereshchuk pensa anche ai soldati feriti e ha chiesto a Medici senza frontiere di organizzare una missione di evacuazione per soccorrerli.

Tutto questo mentre sul sito internet degli Azov è apparsa una notizia, non confermata, dell'ennesima violazione del cessate il fuoco. «Una macchina si stava dirigendo verso i civili per evacuarli dall'impianto. I russi hanno sparato sulle persone che stavano fuggendo».

Episodio che ha mandato su tutte le furie Zelensky che ha parlato di una «Mariupol torturata a morte. Tanta disumanità e crudeltà con cui l'esercito russo tratta le persone non rimarrà impunita per molto tempo. Non ci sarà nulla su cui trattare a livello diplomatico se Azovstal verrà distrutta».

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