Resta la suggestione del fondatore: l'orizzonte di una "Lega a 5 Stelle"

Quante convergenze su euro, immigrazione e piccole imprese. Il commento criptico di Bossi: "È morto quello sbagliato"

Resta la suggestione del fondatore: l'orizzonte di una "Lega a 5 Stelle"

Roma - Per quanto la Rete possa concedere il dono dell'immortalità, non è andata e non andrà come sognava il Vate del Web. Alla visione di una sesta stella, magari leghista, ora è lecito sovrapporre l'incubo grillino di una «caduta delle stelle». Magari proprio in virtù della Lega a 5 stelle di cui si era parlato nel passato, e considerato che non si profila all'orizzonte alcuna ricomparsa di sol dell'avvenire.

Transeat perciò gloria mundi. Attorno al magnifico, immaginifico mondo inventato da Gianroberto Casaleggio, si aprono scenari inediti e affatto pacifici. Star wars, piuttosto. Quasi nessuno ha il coraggio di parlarne apertamente, nel giorno del lutto e del cordoglio, delle civette e dell'ipocrisia, se non la leader Cgil Camusso quando dice che «ora si apre una stagione di cambiamento». O la vignetta di Vauro con Grillo burattino accasciato dai fili spezzati. Il Palazzo dubita delle capacità organizzative di Beppe, della tenuta dei giovani rampolli in Parlamento, dell'erede Davide su a Milano. Certo, bisognerà attendere l'esaurimento dell'effetto Berlinguer, quel misto di simpatia ed emotività che, trasferita nel voto, può portare a vittorie-simbolo (Roma sembra fatta apposta). Ma per il movimento sospinto dalla seconda crisi della Repubblica, così come la Lega prese il volo da Tangentopoli, il bivio da superare non sarà solo questione organizzativa. Nel mare magnum del populismo, Casaleggio era l'unico capace di tenere il timone tra i cinque temi-base del movimento (acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, connettività e sviluppo) e l'azione costante, testarda, spesso in apparenza incomprensibile per gli stessi militanti, volta a far breccia in tutti gli elettorati, in particolare quello leghista. Una specie di Opa, spesso ostile, che ha trovato in Parlamento più occasioni di convergenza con la Lega. Le posizioni sull'immigrazione, per esempio, in aperto contrasto con il sentiment dominante della sinistra e certa sua vacua inconcludenza. La formula trovata da Casaleggio, «immigrazione oro nero per mafia e coop rosse», era al tempo stesso brillante e spiazzante. Così la comune offensiva verso l'euro e l'Europa «dei burocrati». Ancora, la battaglia contro Equitalia e la difesa strenua della piccola impresa e degli artigiani martoriati (Casaleggio incontrava periodicamente gli imprenditori). Il comune cavallo di battaglia contro gli sprechi e la Casta. O i bersagli fissi, tipo Alfano, le cui dimissioni sono state chieste all'unisono più volte da Salvini e Grillo. Così come oggi accade per Renzi.

Al punto che le frasi pronunciate ieri dai leghisti in segno di cordoglio sono tra le poche a non suonare come moneta falsa o a dare la

sensazione di gracidio d'avvoltoio. Il «dolore» di Calderoli, il «rispetto umano» e il «buon viaggio» di Salvini, il criptico Bossi: «È morto quello sbagliato». I leghisti pensano a una loro costola. Proprio vicino al cuore.

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