Archiviata l'iperdemocrazia, con Di Maio che ha cancellato pubblicamente l'uno vale uno, siamo piombati nell'ipodemocrazia. La prima era il sogno distopico di Casaleggio senior, la seconda è la realtà già attuale in un cui milioni di italiani, per rabbia, disgusto o distacco, non vanno più alle urne. Le forme sono ancora salve ma le liturgie sono stanchissime, compresa la democrazia diretta del referendum, e quando si viene eletti sindaci con affluenze poco sopra ma a volte molto sotto il 50%, il livello della rappresentatività è sulla soglia del baratro. Nessun sondaggista serio, nessun sociologo, nessun politologo, riesce a entrare nella pancia convessa, semiologicamente scivolosa, di quelli che vengono chiamati con una parola pigra e indistinta astenuti. La lettura standard punta il dito contro candidati e programmi incapaci di smuovere il cuore ma anche le gambe di questi ignavi danteschi del XXI secolo che rinunciano a un diritto fondamentale per cambiare la realtà, il diritto di voto.
Prendiamo allora il ragionamento per il verso dei diritti. Si è detto e scritto all'infinito che il Covid avrebbe allargato la forbice della disuguaglianza, ora con la pandemia non proprio finita e con la guerra in Ucraina la situazione è semmai peggiorata. A gennaio, quando Putin non aveva ancora scatenato l'inferno, già si parlava di caro energia e di transizione ecologica come un processo storico che avrebbero pagato i più deboli.
Nelle statistiche aggiornate a livello globale due sono i dati che colpiscono: crescono i super ricchi e i nuovi poveri. In pochi hanno sempre di più, in molti hanno sempre di meno. Non è solo una questione economica, di reddito, ma di diritti. Per la maggioranza l'accesso al lavoro, alla salute, alla sanità, all'istruzione, alla mobilità è negato o problematico. Per non parlare della giustizia ingiusta e della centralità sempre più negata della persona. Il diritto alla felicità della Costituzione a stelle e strisce ormai è pura utopia per buona parte degli stessi americani.
Quello degli astenuti è un vero popolo nel popolo a cui non parlano più neanche i populisti.
Se ad astenuti sostituiamo diseguali forse prima o poi qualcuno proporrà progetti non salvivici ma realistici, che restituiscano ai cittadini quella dignità di cui tanto era intriso il discorso del superapplaudito Mattarella. Con la buona retorica ci spelliamo le mani ma non riempiamo i seggi.
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