Gabriele Marchesi, l'antagonista milanese che la magistratura ungherese vuole portare in carcere a fare compagnia a Ilaria Salis resta in Italia, ma agli arresti domiciliari.
E il Giornale ha scoperto che fra i 12 ricercati con mandato di cattura europeo di Budapest, oltre a Marchesi fermato in novembre, ci sono altri due anarchici, l'italiano R. A. e l'albanese R. X amici della maestra italiana dietro le sbarre in Ungheria. I tre erano partiti assieme a Salis verso Budapest, il 9 febbraio dello scorso anno con lo stesso volo da Malpensa diretto a Vienna. Il 13 febbraio avevano programmato il rientro a Milano sempre dalla capitale austriaca, ma Salis è stata arrestata due giorni prima in un taxi a Budapest, con un manganello retrattile, assieme a una tedesca accusata del brutale pestaggio di alcuni estremisti di destra a margine della manifestazione neonazista del Giorno all'onore. Tutte e due si proclamano innocenti, ma il tedesco Tobias Edelhoff, pure fermato nello stesso taxi, è per sua ammissione membro del famigerato gruppo del martello, Hammerbande, che da la caccia a chi considera fascisti. Edelhoff si è dichiarato colpevole e ha ottenuto una condanna a tre anni di carcere.
Ieri i giudici della Corte d'appello di Milano hanno chiesto ulteriori chiarimenti a Budapest che vuole l'estradizione dell'indagato «tramite il ministero della Giustizia» e l'autorità di cooperazione Eurojust. In pratica vogliono sapere «se siano applicabili altri strumenti» alternativi al mandato di cattura «per garantire l'esercizio dell'azione penale» in Ungheria. Il procuratore generale, Giulio Benedetti, aveva chiesto la scarcerazione, come i difensori. La Corte, presieduta da Monica Fagnoni, ha detto no e non è stata tenera: «Il dovere dell'autorità giudiziaria dello Stato di esecuzione (l'Italia, ndr) è dare esecuzione a qualunque mandato di arresto europeo sulla base del principio di mutuo riconoscimento () L'interpretazione delle norme non può avere per effetto la sistematica violazione e una sostanziale impunità». Marchesi non verrà estradato, per ora, grazie al polverone sollevato ad arte sul caso Salis e le condizioni detentive in Ungheria, ma rimarrà ai domiciliari fino al 18 maggio.
Il giovane milanese di 23 anni è ben conosciuto come militante della sinistra antimperialista con precedenti di polizia per reati contro l'ordine pubblico. Nel 2018 è stato denunciato per aver preso parte a scontri con estremisti di destra. E con lui c'era un altro milanese ricercato dagli ungheresi, R. A., noto militante, denunciato per gli stessi scontri. Il ventitreenne potrebbe trovarsi in Piemonte grazie alle rete di protezione delle frange anarchiche estreme oppure in Grecia. I due milanesi erano compagni di viaggio verso Budapest di Salis, un anno fa, assieme da un altro ricercato della galassia antagonista, l'albanese, R.A, che ha fatto perdere le sue tracce.
Per i violenti pestaggi nella capitale ungherese è rincorso da un mandato di cattura europeo pure Johann Guntermann, nomignolo «Gucci», compagno di Lina Engel a condannata a 5 anni e tre mesi per la banda del martello in Germania. La coppia ha fondato l'Hammerbande. La polizia tedesca offre 10mila euro per le informazione che portino al suo arresto.
«Né prigione, né estradizione. Free All Antifas» è lo slogan dalla manifestazione indetta il 17 febbraio a Milano per la liberazione di Salis, che nonostante la giusta presunzione d'innocenza non è Santa Maria Goretti martire. Gli antifascisti ribadiscono: «Vogliamo Ilaria libera e a casa! Vogliamo che Gabriele non venga estradato in Ungheria».
Oggi a Roma i grillini parteciperanno alla fiaccolata organizzata dal «Comitato liberiamo Ilaria Salis». Gli Antifa di Milano confermano che «ci sono altri 12 mandati di arresto europei, che pendono sulle teste di persone di diverse nazionalità () Non lasceremo sol* i compagn*sotto processo detenut*e ricercat*».
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