Rigopiano, condanna confermata al prefetto. Processo bis per sette

Un anno e otto mesi a Provolo. Nuovo appello per l'ex sindaco di Farindola e i dirigenti regionali

Rigopiano, condanna confermata al prefetto. Processo bis per sette
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Strage di Rigopiano, confermate in Cassazione le condanne per l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l'ex capo di Gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco. Disposto l'appello bis, a Perugia, per 6 imputati assolti in secondo grado. Nuovo processo anche per l'ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, condannato in primo e secondo grado a 2 anni e 8 mesi per omicidio e lesioni colpose, annullo con rinvio anche per 2 dirigenti della Provincia e un tecnico comunale, condannati a 3 anni e 4 mesi i primi, 2 anni e 8 mesi il terzo.

Gli ermellini, dunque, hanno cassato la condanna per Provolo, accusato di rifiuto di atti d'ufficio e falso. Alla sbarra andranno sei dirigenti della Regione Abruzzo prosciolti in secondo grado. «Siamo soddisfatti» dicono i familiari delle vittime. Il procuratore generale sottolinea che «le linee guida indicavano il rischio valanghivo per il Comune di Farindola». Se fosse stata emessa l'ordinanza di sgombero dell'Hotel Rigopiano, insomma, si sarebbe evitata la strage. «L'evento, per i segnali di allarme, era prevedibile». Eppure non si è mosso nulla.

Quando la slavina investe in pieno l'albergo, poi, la macchina dei soccorsi parte ben due ore dopo. È il pomeriggio del 18 gennaio 2017 quando una valanga si stacca dalle pendici del massiccio orientale del Gran Sasso incanalandosi nella Grava di Valle Bruciata. La slavina, staccata dalla cresta sovrastante, travolge l'hotel con 40 persone. Sono 120mila tonnellate di neve e roccia che sfondano le pareti della struttura e la spostano 10 metri a valle. Il primo allarme viene dato alle ore 17,40: è una telefonata di Giampiero Parete al proprio datore di lavoro, Quintino Marcella. «È caduto, è caduto l'albergo!» urla. Marcella chiede aiuto superando l'incredulità dei responsabili dei soccorsi di zona. La colonna dei soccorritori partirà solo tra le 19,30 e le 20. A quel punto l'avvicinamento alla zona del disastro è proibitiva.

In hotel ci sono 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 uomini del personale. Fabio Salzetta dal locale caldaie avvisa Parete che si trova all'esterno e lancia ancora l'allarme. La Prefettura di Pescara, però, non ritiene attendibili le richieste di aiuto. Quando arrivano i primi soccorsi sono ostacolati dalle strade interrotte da neve e tronchi. Gli elicotteri non possono alzarsi in volo per il maltempo. Gli uomini della Guardia di Finanza e del soccorso alpino decidono di staccarsi dalla colonna e proseguono sugli sci. Ci vorranno più due ore per raggiungere la struttura. Sono le 4 del mattino quando viene recuperato il primo cadavere. Dopo 30 ore, è il 20 gennaio, i vigili del fuoco mettono in salvo i primi sei superstiti. Delle 40 persone, 9 vengono estratte vive dalle macerie per un totale di 11 sopravvissuti. I morti sono 29. Una delle vittime rimane in vita per oltre 40 ore.

A processo per omicidio colposo plurimo e omissione di soccorso 30 persone, fra le quali l'allora prefetto di Pescara. In primo grado, febbraio 2023, vengono assolti 25 dei 30 imputati. In appello le condanne salgono a otto.

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