“Ho fatto denunce contro la 'ndrangheta, figuriamoci se ho paura dei probiviri”. La deputata Dalila Nesci spiega così la sua protesta pubblica contro i vertici del Movimento 5 stelle, che l'hanno inserita nell'elenco dei morosi a rischio espulsione malgrado lei dichiari di aver restituito 170mila euro fino al febbraio 2019.
“Da questo momento in poi, per protesta, non rendiconterò più nella piattaforma del M5s”, annuncia la parlamentare calabrese, che dichiara di aver già provveduto a fare “le prime donazioni di parte del mio stipendio ad associazioni sul territorio impegnate in attività culturali, diritti dei minori e assistenza ai malati di Sla in Calabria”. Nesci, sul suo sito web, ha inoltre pubblicato tutti i bonifici effettuati dal 2013 (anno della sua prima elezione) al febbraio 2019.
Il primo a tirare in ballo la deputata originaria di Tropea era stato Gianluigi Paragone, il quale, prima di essere definitivamente espulso dal Movimento, aveva fatto l'elenco di tutti i colleghi in ritardo con le restituzioni. Nella sua lista nera c'era anche Nesci, “che si voleva candidare in Calabria, con solo due mensilità”.
“Il mio collega Paragone, che stimo e a cui esprimo solidarietà per l'espulsione ingiusta – spiega la portavoce alla Camera –, sbaglia ad alimentare con leggerezza la trappola mediatica delle rendicontazioni”. E infatti Nesci mette nel mirino i vertici di un movimento che usa le restituzioni “per denigrare qualche parlamentare e distogliere l'attenzione dalle questioni politiche su cui invece bisognerebbe argomentare”. Le rendicontazioni, dice ancora, sono usate come una “clava mediatica dai vertici del M5s per delegittimare i portavoce”.
Nesci sembra così anticipare il suo prossimo addio al Movimento, in parte causato anche dal veto che il capo politico Luigi Di Maio ha posto nei confronti della sua candidatura alla presidenza della Regione Calabria. Sono in molti infatti a credere che Nesci, subito dopo il voto del 26 gennaio, potrebbe cambiare aria e transitare nel gruppo Misto, come già hanno fatto i colleghi Angiola e Rospi.
Nesci denuncia la miopia di un movimento che “cincischia di rendicontazioni” mentre dedica solo “silenzio e ipocrisia” al caso politico della Calabria.
“La mia auto-candidatura alla Presidenza della Regione Calabria – sottolinea – era un tentativo estremo di difesa del percorso rivoluzionario e delle battaglie portate avanti in questi anni in difesa degli ultimi. Il M5s aveva il dovere di essere tale e rappresentare la Calabria dignitosa e desiderosa di riscatto con una proposta elettorale all’altezza della situazione”.
Per Nesci la politica “non può ridursi a una gara da giocare sul piano delle rendicontazioni, c'è in gioco la credibilità e la responsabilità delle istituzioni che rappresentiamo”. E ancora: “Per le elezioni regionali in Calabria e per la formazione di questo governo sono stati preferiti accordi politico-elettorali al ribasso. Dunque a ciascuno degli artefici del M5s, bisognerebbe chiedere la rendicontazione politica di queste scelte di compromesso”.
Nesci si ribella quindi “a questo appiattimento
ridicolo del M5s, che adesso fa delle rendicontazioni in denaro il suo argomento di distrazione di massa 'dimenticandosi' di fare il rendiconto politico delle responsabilità che ha sulla Calabria e non solo. Il re è nudo”.
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