Ecco perché rinviare la riforma Cartabia è necessario

Anche l'avvocatura chiede di rinviare la riforma Cartabia per correggere gli errori fatti nei decreti delegati

Ecco perché rinviare la riforma Cartabia è necessario

Il rinvio della riforma Cartabia è necessario perché frutto di un clamoroso errore nella scrittura dei decreti delegati. Manca infatti una norma transitoria nella parte relativa alle indagini preliminari ed è un problema. Lo hanno chiesto tutte le parti, non solo la magistratura associata, ma anche gli avvocati.

E la polemica messa su dal Pd che addirittura accusa il governo Meloni di voler rinunciare al Pnrr rinviandola è solo pretestuosa. Si tratta solo di un rinvio di due mesi, per avere il tempo di correggere l’errore commesso dal governo Draghi e da via Arenula nella scorsa legislatura. Cosa che appunto è stata criticata proprio dall’Unione Camere Penali:I decreti delegati snaturano alcuni degli aspetti migliori della riforma Cartabia, e ne aggravano le parti peggiori. Ancora una volta i decreti attuativi riscrivono in modo sensibile la volontà del Parlamento consolidata nella legge delega. Il Parlamento reagisca e si impegni ad intervenire”.

E i penalisti italiani non hanno timore nel dire, come ha fatto il presidente Giandomenico Caiazza durante il congresso che "fino a quando i ruoli apicali del ministero di Giustizia saranno appaltati o comunque fortemente governati dalla espressione che definirei pressoché militare della magistratura associata, mediante la pratica, unica al mondo, del distacco di un centinaio di togati fuori ruolo in via Arenula dobbiamo essere certi che il momento della stesura dei decreti delegati sarà sempre il punto più alto di crisi in quello squilibrio tra potere esecutivo e potere giudiziario che affligge da decenni il nostro Paese".

L’Unione delle Camere Penali Italiane aveva da subito segnalato la necessità di vigilare sui lavori delle Commissioni nominate dal ministro della Giustizia Marta Cartabia per la predisposizione degli schemi dei decreti attuativi, consapevole che alcune significative parti della riforma, per le quali la logica del compromesso aveva portato a punti di delega generici, avrebbero definito la portata degli Istituti e il loro reale significato solo con le nuove norme.

Ebbene, quei nostri timori erano più che fondati - dicono oggi le Camere Penali- infatti, i decreti attuativi replicano per alcune parti le medesime criticità della delega, mentre per altre occorre prendere atto che si è inteso procedere forzandone il perimetro ed individuando soluzioni che allontanano ancora di più il nostro processo dallo schema del giudizio accusatorio. La disciplina del processo che rischia di consegnarci la riforma Cartabia pure superati i peggiori punti di caduta delle riforme Bonafede, presenta dunque oggi, alla luce dei decreti delegati per come concepiti e redatti, precisi profili di incompatibilità costituzionale".

Secondo l’Unione delle Camere Penali “il testo in esame sconta un duplice limite. Il primo è quello di essere un innesto, ancorché migliorativo, inserito in un disegno di legge delega -licenziato dall’ex Ministro Alfonso Bonafede- sin dall’origine ispirato ad obiettivi di autentica controriforma di quel processo penale accusatorio da sempre mal digerito ed osteggiato da larga parte della magistratura italiana e dalle forze politiche di schietta ispirazione populista e giustizialista. Il secondo è che esso è il frutto di un tentativo di mediazione all’interno di una maggioranza politica emergenziale che proprio sui temi della giustizia penale manifesta i contrasti più inconciliabili perché dichiaratamente identitari. Le ambizioni riformatrici della cultura penalistica liberale non vedono certo qui realizzata una autentica e coerente riforma del processo penale, la quale esigerebbe un quadro politico e parlamentare ben diverso da quello attuale”.

"Il compito dei penalisti italiani - concludono- sarà esattamente quello di sollecitare le forze politiche del nuovo Parlamento a rispettare e dare corso ai dichiarati impegni di riforme liberali del diritto e del processo penale, impegnandosi con tutte le proprie forze perché esse non rimangano -come già in passato- nel limbo delle buone intenzioni. I governi populisti sono, per fortuna, alle nostre spalle: ma occorre ora sconfiggere il populismo penale che da decenni pervade la cultura politica ed istituzionale del nostro Paese. Dopo l’obbrobrio del populismo al governo del Paese, occorre che la politica sappia andare oltre il populismo che ancora la pervade: i penalisti italiani sono pronti per questa ennesima sfida”.

Con loro anche l’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga): “Chiediamo di rinviare l'entrata in vigore della riforma Cartabia, prevista per il primo novembr e- dice il presidente Francesco Paolo Perchinunno - Chiediamo un confronto con il guardasigilli sullo stato dell'arte della giustizia appena sarà stilata una agenda di incontri perché anche se gli obiettivi della riforma Cartabia sono da salutare con favore, è necessario lavorare da un lato per dare concretezza alle sostanziali finalità perseguite dalla norma e dall'altro per apportare quei necessari interventi correttivi per superare le sue evidenti storture. Vi è la necessità di prevedere un regime transitorio, anche in ragione delle attese norme di attuazione, che consenta di evitare che, in tale lasso temporale, possano aversi disomogenee prassi territoriali che vadano a vanificare le virtuose finalità di ammodernamento ed efficientemente apportate dalla riforma”.

Il governo Meloni, con il nuovo Guardasigilli Carlo Nordio, si è preso due mesi di

tempo per cercare di correggere questi errori commessi proprio dal Pd che oggi lancia allarmi sul rischio di perdere il Pnrr, senza riconoscere - come gli dicono anche avvocatura e magistratura - le proprie responsabilità.

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