"Rischiamo di finire in un vicolo cieco. Ha scelto persone estranee al partito"

Il senatore riformista: "Dobbiamo dialogare con il Paese, non con i nostri followers. Elly si ricordi che ha perso nel voto degli iscritti"

"Rischiamo di finire in un vicolo cieco. Ha scelto persone estranee al partito"

Per Enrico Borghi, senatore del Pd della corrente «riformista», all'indomani dell'annuncio della nuova segreteria dem da parte di Elly Schlein, il punto principale di discussione è uno solo. «Noi come Pd dobbiamo dialogare con tutto il Paese, non con i nostri followers», spiega al Giornale il parlamentare, esponente dell'ala moderata, membro uscente della segreteria di Enrico Letta, che intravede un rischio grillinizzazione al Nazareno.

Senatore Borghi, pensa anche lei che Schlein sia stata poco inclusiva nella scelta della segreteria?

«È una scelta che ha fatto la segretaria e se ne assume tutta la responsabilità politica. Lei ha ritenuto di impostare una segreteria maggioritaria e non allargata, in cui esprime figure molto affini alla sua visione politica. Pensa che in questo modo incarni la sua vittoria».

Però Schlein ha perso nel voto degli iscritti

«Sì, abbiamo una situazione in cui lei ha preso meno voti tra gli iscritti al Pd e ha deciso comunque di procedere in questo modo. Ma la cosa importante, oltre agli assetti, è che il partito abbia la capacità di costruire un'agenda politica organica e non fare la rincorsa del momento, questa dinamica rischia di mostrare la corda».

Il Pd si sta snaturando?

«Il punto chiave è riuscire a fare sintesi tra la cultura innovativa di Schlein e la cultura istituzionale. Se questa sintesi ci sarà, riusciremo a parlare alla maggioranza del Paese. Se dialoghiamo con i nostri followers anziché con il Paese, il rischio del vicolo cieco è dietro l'angolo».

La scelta della segreteria maggioritaria è stata destabilizzante?

«Ancora è presto per vederlo. Io penso che siano le politiche e le proposte a definire un partito, più che gli assetti. Certo è che in politica propone chi ha un ruolo e noi ci troviamo in una situazione in cui solo in direzione c'è equilibrio rispetto al risultato che è venuto fuori dal nostro corpo elettorale. Giudicheremo la segreteria da ciò che farà».

C'è chi ha parlato anche di commissariamento da parte di figure esterne al Pd, è d'accordo?

«Sotto questo profilo la segretaria ha fatto strike, ha ritenuto di dovere avocare su di sé sia la rappresentanza dei gruppi parlamentari, con due capigruppo vicinissimi a lei, sia le figure più autorevoli nella gestione del partito con la segreteria. Ora però deve mettere in pratica la capacità di ascolto che necessita di approfondimenti più delicati. Bisogna uscire dalla retorica fumosa e dire chiaramente come la pensiamo su temi fondamentali come impresa, economia, sviluppo, lavoro. Detto ciò, colpisce che entrino nei gangli del Pd figure che non hanno mai fatto parte del Pd».

Il nuovo Pd dovrebbe essere più chiaro anche sulla guerra in Ucraina?

«Sull'Ucraina non ci

sono discorsi da riaprire. Io sto a quello che ha detto la segretaria in più occasioni e ai voti in Parlamento. Indipendentemente dalle posizioni di ciascuno, non credo ci sia in vista la rivisitazione del nostro percorso».

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