Il primo gennaio diventerà operativa la riforma Bonafede che certifica la scomparsa della prescrizione. Non sarà una pietra tombale sulla litigiosità delle diverse anime che compongono la maggioranza di governo. Al contrario. Il tema, come promesso soprattutto dalla pattuglia renziana, resterà caldo pure nei primi mesi del 2020. E non sarà nemmeno il solo. Tanto che c'è chi già scommette che il Conte bis possa cadere su due dei capisaldi del governo gialloverde, capitolato alla fine di agosto.
Il reddito di cittadinanza e Quota cento rappresentano due nodi tutt'altro che risolti nel normale confronto tra alleati di governo. Tanto che, come augurio per un lavoro produttivo e vantaggioso per la collettività, la ministra Teresa Bellanova spera che le due misure vengano abolite. «Si tratta di misure - spiega la responsabile dell'Agricoltura - che non risolvono i problemi di questo Paese. I giovani non chiedono un reddito purchessìa ma un lavoro che corrisponda alle loro competenze». Stizzita la replica dell'ex ministro per il Sud, Barbara Lezzi. «Se la misura non le piace - dice la grillina che sosteneva che i climatizzatori fanno aumentare il Pil - dovrebbe dimettersi». Pure il nuovo ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano (Pd) dubita dell'efficacia di queste misure. Pur restando più cauto sull'alternativa. Tanto che intervistato da Repubblica dice che il Reddito va almeno rivisto. E che comunque servono più che altro investimenti per rilanciare l'economia. Stesso ragionamento formulato anche dall'ex segretario del suo partito, Maurizio Martina, che sul Reddito si mostra più «diplomatico». «Semmai il Reddito va migliorato molto - dice -. Guai, però, se non vedessimo l'urgenza di uno strumento universale di sostegno per molti che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Quello che non funziona è il suo rapporto con le politiche attive del lavoro e lì dobbiamo concentrarci». Ed è comunque un ragionamento affatto diverso da quello col quale Di Maio, un anno fa, salutò l'entrata in vigore della misura («il più grande investimento in capitale umano della storia d'Italia»).
Ieri Palazzo Chigi è stata costretta a diramare un comunicato per smentire che una ridefinizione di Reddito di cittadinanza e Quota cento possa entrare nell'agenda di governo. E i senatori grillini della Commissione Lavoro si sono preoccupati di mettere in correlazione i dati Istat presentati ieri con il Reddito. I dati - spiegano - ci confermano che sono stati necessari dieci anni per riportare l'occupazione ai livelli precrisi. Quindi è presto per giudicare una misura (il Reddito, ndr) attivo da meno di un anno. «I dati Inps - recita ancora il comunicato - dice che in poco più di otto mesi il Reddito ha avuto il merito di ridurre il tasso di povertà del 60%».
Quota 100 e Reddito, taglia corto il senatore del Pd Andrea Marcucci, sono
«un'eredità del governo con Salvini. Il primo provvedimento scade comunque nel 2021. Il reddito sta andando peggio delle peggiori previsioni. Possono anche non essere in agenda revisioni immediate ma è tempo di pensarci su».
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