Sorridente quanto «volenterosa», Liliana Segre compare verso le 10,30 vicino allo storico caffè Sant'Eustachio diretta al Senato. Nel suo elegante piumino grigio, appoggiata al braccio dei collaboratori, la senatrice a vita si avvia a dare il voto di fiducia al governo Conte ter. Determinante, come quello di altri 2 dei 6 «campioni» della Repubblica.
Sembra l'ingresso di una salvatrice della Patria, il suo a Palazzo Madama, per alcuni è così. Le chiedono conferma e la Segre un po' si ritrae. «Deciderò quando sarò lì, ma se sono venuta da Milano...Di solito quelle di 90 anni stanno a casa». Qualche giorno fa ha già spiegato: «Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile». Quando entra nell'aula dove Giuseppe Conte conclude il suo discorso la Segre viene salutata da un entusiastico applauso. Grato, il ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola, subito cinguetta su Twitter:Guardo Liliana Segre tra i banchi del Senato e penso a due parole che si inverano: disciplina e onore. Un esempio per tutti noi». È proprio vero che la paura è tanta e serve ogni risorsa per tenere in piedi il governo dell'«avvocato del popolo», debole che più debole non si può.
Anche nell'aspetto ricorda, la dignitosa testimone della Shoah, il premio Nobel Rita Levi Montalcini che nel 2006 tenne in piedi il barcollante governo Prodi con gli altri senatori a vita, Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, Emilio Colombo e Oscar Luigi Scalfaro. Furono polemiche dure del centrodestra e in difesa dei senatori a vita si alzò l'allora ministro della Giustizia, quel Clemente Mastella che ha cercato più «responsabili» possibile. Mentre grande oppositore della carica onorifica, definita «un retaggio feudale», è sempre stato Beppe Grillo, fondatore del M5S ora aggrappato al governo. Nel suo intervento, 14 anni dopo quel 2006, il leader della Lega Matteo Salvini cita proprio gli attacchi di Grillo ai senatori a vita «che non muoiono mai o troppo tardi», dicendo agli interessati Che coraggio!». Lo riprende la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, chiedendo rispetto e lui concorda che per quelle «parole disgustose» i 5S dovrebbero chiedere scusa. Poi si avvicina alla Segre, per spiegare che non erano sue quelle frasi. Lei poi commenta così le parole di Salvini: «Sono scaramantica, mi allungano la vita».
Ma torniamo nell'aula dove un altro senatore a vita, l'ex premier Mario Monti è tra i primi a lodare il discorso di Conte, che l'ha convinto soprattutto per «l'ancoraggio alla Ue». Annuncia il suo voto di fiducia, «come sempre, libero e condizionato a quelli che saranno i provvedimenti e se corrisponderanno a quelle che sono le mie convinzioni». Anche la biologa Elena Cattaneo, seduta al suo fianco, vota si.
Era previsto, come l'assenza del presidente emerito Giorgio Napolitano (94 anni). Il fisico Premio Nobel Carlo Rubbia e l'archistar Renzo Piano di solito non si vedono in Senato e non li smuovono ora le sirene contiane.
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