L o aveva annunciato alla vigilia del voto: «Ora è il momento di fare pulizia». Ed ecco che subito ripartono le purghe grillesche, in grande stile, con due «cittadini deputati», Massimo Artini e Paola Pinna, messi davanti al plotone d'esecuzione (dopo la scomunica del parlamentare Rizzetto, reo di essere andato in tv) e cacciati con un voto online , molto discusso: il 69,8% (meno di 20mila persone) ha detto sì alla richiesta di Grillo, contro il 30,2% di no. I deputati Artini e Pinna sono accusati da Grillo di una colpa infamante: essersi tenuti lo stipendio da onorevoli. La loro posizione critica, anche sul risultato alle regionali, non ha certo aiutato, e anzi per molti il vero motivo dell'epurazione il dissenso manifestato più volte. La versione del blog è che i due deputati avrebbero violato, da mesi, il codice di comportamento dei parlamentari M5S sulla restituzione di parte dello stipendio. «È inaccettabile che la cittadina deputata Paola Pinna non faccia bonifici sul fondo per il microcredito da quasi un anno scrive Grillo -. Artini invece da gennaio ha applicato un sistema di rendicontazione personale dove, mancano all'appello 7mila euro». Sul blog si sviluppa un dibattito, con molti contrari all'epurazione, e al metodo. «Prima di votare informatevi sulla reale situazione dei loro rimborsi, il blog non è sacro!!» scrive Davide B., linkando i profili Facebook dei due parlamentari M5S. Che danno una versione completamente diversa. «Le dichiarazioni sulla mia rendicontazione sono false e del tutto tendenziose» scrive Artini prima di rimandare al suo sito per tutta la documentazione, e accusare Grillo di violare le regole, secondo cui non dovrebbe essere il blog che decide chi cacciare, ma un'assemblea dei parlamentari. «Un cittadino in buona fede, anche se parlamentare, non ha nulla da temere. Soprattutto se ha le prove» scrive la Pinna allegando i bonifici bancari. Sotto, una lunga serie di utenti che dichiarano di aver votato «No» al voto online sulla sua espulsione. E anche sul blog, tra i più di mille commenti, molti contestano la purga. «Siete tutti impazziti. Mai visto tanti commenti negativi perché si vuole far rispettare le regole» lamenta Alberto Martini. Tutto regolare, assicura invece il senatore Vito Crimi, e con più decisione l'onorevole Carinelli: «Mi sono rotta la palle del buonismo. Altrove sarebbero stati sbattute fuori con una firma, da noi decidono gli iscritti».
E il voto online ? Molti, compresi alcuni eletti M5S, raccontano di non essere riusciti a votare, perché il sito di Grillo, inspiegabilmente, non ha accettato le password. Nessuna mail di avviso dalla Casaleggio Associati, come invece è successo le altre volte. Un voto blitz, insomma, aperto e chiuso nel giro di poche ore, così che votino i fedelissimi informati per tempo, e i loro seguaci, piuttosto che i militanti meno «talebani». Ma l'esecuzione sommaria fa scoppiare il M5S, con due deputate (Bechis e Terzoni) che si dissociano con l'hashtag #BeppeQuestaVoltaNonCiSto, mentre l'espulso Artini guida la rivolta e parte con una delegazione alla volta della villa di Grillo a Marina di Bibbona, già presidiata da decine di militanti e consiglieri comunali dissidenti. Un movimento nel caos.
Il vero obiettivo, adesso, è il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Grillo non lo può vedere al punto che è andato a Parma il giorno prima del voto ma senza neppure avvisarlo. Serve solo un pretesto per cacciarlo, questione di tempo.
Pizzarotti torna all'attacco: «Spero che qualcuno riprenda lucidità e si fermi in tempo. Non ho sacrificato parte della mia vita per vedere accadere tutto questo». Il prossimo sarà lui, ma la lista degli epurandi è lunga.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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