«Le risorse stanziate dal governo sono briciole. Servono 100 miliardi e servono ora. C'è un mondo che non ce la fa più, che non ha un euro, che non riesce a fare la spesa». Così Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, europarlamentare ed ex presidente del Parlamento europeo, rilancia l'allarme declinato in un'intervista a Avvenire, dove annuncia a breve un incontro dei vertici del centrodestra con il presidente del consiglio, Giuseppe Conte. «La gente deve vivere e noi non possiamo permettere che finisca nelle mani della criminalità o degli usurai» è una delle considerazioni preoccupate di Tajani.
Le polemiche sull'ultimo decreto annunciato in diretta sabato sera dal premier sono accese, soprattutto ma non solo nel centrodestra, sia perché lo stanziamento è considerato insufficiente sia per il metodo usato dal governo, che come spiega il responsabile economico degli azzurri, Renato Brunetta, «non è stato condiviso dalle opposizioni che devono approvarlo in Parlamento». Ma è soprattutto l'entità dello stanziamento, 400 milioni in buoni spesa trasferiti ai Comuni da integrare con sconti spontanei da parte della grande distribuzione, a generare forti dubbi e a dividere politici, sindaci e governatori. Gli ulteriori 4,3 miliardi sono un anticipo sul Fondo di solidarietà comunale previsto per maggio.
Se il presidente dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani), il sindaco di Bari Antonio Decaro, parla di «risposta veloce a un bisogno immediato», seguito dai sindaci di maggioranza Dario Nardella per Firenze, Virginia Raggi per Roma e Luigi de Magistris per Napoli, i sindaci leghisti di tutta Italia ritengono i fondi «elemosina», «presa in giro», «briciole». A dare loro il «la» il contestato conteggio di Matteo Salvini («400 milioni divisi per 60 milioni di italiani fanno 7 euro a testa»), che nei giorni scorsi non ha nascosto le proprie intenzioni belligeranti verso il premier al grido di «serve Mario Draghi».
Si unisce alle critiche la presidente di Fdi, Giorgia Meloni, che esprime «solidarietà ai sindaci» e aggiunge che parte della colpa è dei «roboanti annunci del governo». Il capogruppo di Fdi alla Camera, Francesco Lollobrigida, al Tg2 chiede di accreditare «1000 euro a chiunque ne faccia richiesta». Più cauto, ma perplesso, il presidente della Regione Emilia- Romagna, il dem da poco rieletto Stefano Bonaccini («qualcosa è meglio di niente, servirà ben altro ma è un fatto positivo avere qualche risorsa in più»), che in un'intervista a Sky Tg24 va oltre e chiede che siano «esclusi coloro che riscuotono già il reddito di cittadinanza perché hanno un aiuto di Stato».
A fare i calcoli dell'emergenza alimentare è la Coldiretti. Sono 2.678.264 le persone indigenti a rischio fame e tra queste 530mila in Campania, 364mila in Sicilia e 238mila in Calabria. Le Regioni in cui l'economia sommersa è più diffusa affrontano i maggiori problemi, perché le persone rimaste senza lavoro o senza casa possono essere intercettate con grande difficoltà. Il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, ha stanziato 100 milioni per i Comuni perché aiutino le persone più fragili. Jole Santelli, presidente della Calabria, sottolinea la condizione dura di piccoli artigiani e piccoli commercianti e invita a «evitare la rabbia».
Ma anche il Lazio conta 263mila indigenti e la Lombardia, la Regione più duramente provata dalla pandemia, deve provvedere a 235mila persone in povertà alimentare. Le categorie più esposte sono i bambini sotto i 15 anni, gli over 65 e i senza fissa dimora, rimasti in strada dopo la chiusura di molti dormitori. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, è in attesa di vedere i soldi: «Non so quanti ne arriveranno a Milano, spero di saperlo domani, appena arrivano vanno distribuiti».
Il Ministero dell'Economia, che fa sapere che i fondi dovrebbero arrivare domani, chiede informalmente di «non fare polemiche», ma le risorse - è convinzione diffusa - non bastano. Anche in teoria, dividendo i 400 milioni stanziati dal governo tra le sole persone indigenti, il calcolo degli stanziamenti pro capite sfiora i 150 euro. Come dicono il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia («non bastano ma aiutano») e della Regione Liguria, Giovanni Toti («ben vengano ma sono spiccioli»), i 400 milioni possono essere considerati solo un primo stanziamento.
Anche Mariastella Gelmini arriccia il naso perché «Pensare di
risolvere il problema con appena 400 milioni di euro è utopistico. Palazzo Chigi chiarisca che si tratta di una prima risposta, e soprattutto sciolga i nodi burocratici che potrebbero rallentare l'efficacia di queste misure».
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