La rivolta sul web: "Non toccate i nostri vestiti"

Abiti colorati e volto scoperto contro il messaggio dei talebani. E negli Usa...

La rivolta sul web: "Non toccate i nostri vestiti"

Veli colorati, volti scoperti, occhi truccati. «Le ragazze afghane non indossano maschere arabe», scrivono in segno di protesta, dopo che i talebani hanno fatto sfilare all'università di Kabul donne coperte integralmente da un velo nero, i guanti alle mani e gli occhi invisibili, in modo da non lasciare nemmeno un centimetro in vista. «Voglio informare il mondo che questa non è la cultura afghana, questa non è la nostra identità», spiegano le anti-talebane in Rete, mostrando le loro foto in abiti tradizionali dai mille colori e i capelli al vento. «Non toccate i miei vestiti», DoNotTouchMyClothes è l'hashtag che su Twitter lancia la contro-campagna mediatica agli studenti del Corano, in risposta a quei fantasmi neri esibiti dai nuovi padroni dell'Afghanistan per dire «no ai diritti per le donne in contrasto con la sharia». Le sagome scelte dagli studenti del Corano avevano sentenziato che le donne truccate e in abiti moderni «non rappresentano la vera donna afghana musulmana». E invece eccole loro, le afghane sparse per il mondo, a dimostrare il contrario. Abiti tradizionali di ogni provincia, tinte multicolori, make-up sul viso. «Il nero era per i funerali scrive qualcuna, che fa parte del nutrito blocco in rivolta dall'estero - Al massimo si indossava uno scialle nero, non questa gabbia». E via con il sospetto: «Le donne che hanno sfilato per i talebani probabilmente sono state minacciate. Niente della nostra cultura dice che dobbiamo coprirci così».

A lanciare la campagna è stata Bahar Jalali, ex docente di storia alla American University di Kabul: «Non stanno minacciando solamente la nostra sovranità, ma anche la nostra identità. Il burqa non fa parte della nostra tradizione».

Eppure le notizie dall'Afghanistan sono sempre più sconfortanti. Pur sostenendo che le donne possano studiare, a condizione che siano velate e separate dai maschi, i talebani stanno riportando le afghane nel buio. Lo conferma da Kabul la Fondazione Pangea: «La settimana scorsa avevamo riaperto la scuola per sordi. Giovedì sono arrivati i talebani e hanno mandato via le bambine sopra i 12 anni». Peggio è andata in un'altra scuola della capitale: «Hanno schiaffeggiato e puntato i fucili in faccia alle bimbe di 10 e 11 anni» e «le hanno sgridate perché non indossavano il burqa. Neanche nel 2000 era accaduto».

Ecco perché qualcuna dagli Stati Uniti si chiede se non sia stato di pessimo gusto l'abito sfoggiato al Met Gala di New York, per l'apertura della mostra annuale di moda del Costume Institute del Metropolitan Museum, da una provocatoria Kim Kardashian, tutta in nero, il volto coperto come i talebani vorrebbero le donne afghane.

Improbabile che ci siano riferimenti a Kabul ma la deputata americana Carolyn Maloney, che nel 2001 indossò un burqa al Congresso denunciando il trattamento delle donne in Afghanistan, ha pareggiato in abito colorato con il messaggio: «Parità di diritti per le donne. Sì all'ERA», l'Equal Rights Amendement, per introdurre nella Costituzione Usa l'uguaglianza di genere.

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