“Mia figlia è cresciuta in parlamento. Aveva 44 giorni quando ho ricominciato a lavorare a Strasburgo. Forse inconsapevolmente, ho fatto cose in gravidanza che oggi non rifarei. Ho persino "nascosto" i certificati medici che mi avrebbero impedito di volare pur di tornare a Strasburgo”. La forzista Licia Ronzulli racconta così, in un’intervista a Il Tempo, la sua esperienza politica al Parlamento Europeo nel periodo della gravidanza. È diventata ormai famosa la foto che la ritraeva mentre allattava sua figlia seduta nei banchi dell’Europarlamento ma, ora, ammette che qualche rinuncia la farebbe.
“Quando ero incinta di sei mesi – racconta la Ronzulli - sono stata ricoverata perché si temeva un parto prematuro e due giorni dopo ero di nuovo sull’aereo. Sentivo che era giusto così, conoscevo i miei limiti, sapevo dove spingermi. Ecco, forse oggi, con una consapevolezza diversa, mi sacrificherei di meno. Perché ho nostalgia di alcune cose - pitturare la stanza di mia figlia, leggere i libri "premaman" - che all’epoca non ho fatto”. La Meloni, però, “deve fare ciò che sente”, dice la forzista entrando così nella polemica innescata dalle parole di Guido Bertolaso (“la Meloni pensi a fare la mamma” ndr) che definisce “un gentiluomo”. “Non voglio vedere "machismo" nelle sue parole. Bensì – spiega la Ronzulli - la dolcezza del papà o del nonno che vuole proteggere una donna e la mette in guardia rispetto alle difficoltà che potrebbero sorgere in gravidanza”.
Nel merito della polemica la Ronzulli dice che se “da una parte c’è la giusta solidarietà per Giorgia dall’altra l’uso strumentale, in questo caso positivo, delle parole di Bertolaso: non contro di lui, ma per rivendicare il giusto diritto delle donne a scegliere se continuare a lavorare o meno, anche in gravidanza.Perché a un uomo o a un papà non si chiede mai come riesce a far tutto?”. E, infine, in fondo a tutta la vicenda, per la Ronzulli c’è la volontà politica di azzoppare la corsa di Bertolaso verso il Campidoglio.
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