L'Ucraina al centro, sempre e comunque. Cambia il numero della Nato, con il passaggio di testimone da Jens Stoltenberg a Mark Rutte, nuovo segretario generale dell'Alleanza il cui manifesto al primo giorno di insediamento è chiaro e netto: pieno sostegno a Kiev, via libera a colpire in territorio russo, ingresso nella Nato il prima possibile (con voci che arrivano dagli Usa che darebbero ampio credito all'ipotesi) ma anche pericolo nucleare, attenzione alla Cina ed equilibri occidentali. Probabilmente, quasi scontato ma le parole di Rutte rappresentano comunque una linea di confine per l'Alleanza. E anche per Mosca.
«Sostenere l'Ucraina è la cosa giusta da fare, e il costo del supporto in Ucraina è di gran lunga inferiore al costo che affronteremmo se permettessimo a Putin di farsi strada», ha detto Rutte al suo esordio a Bruxelles. L'ex primo ministro olandese ha anche chiarito che secondo l'Alleanza «l'Ucraina ha il diritto di difendersi e, in base al diritto internazionale, il diritto all'autodifesa non termina al confine, ma è possibile colpire obiettivi legittimi in territorio nemico», anche se specifica che sta agli alleati decidere quali armi fornire e con quali limitazioni d'uso. Rutte ha sminuito il rischio di un'escalation nucleare spiegando che «la retorica nucleare di Vladimir Putin è irresponsabile, ma nello stesso tempo non vediamo alcuna minaccia imminente di un utilizzo di armi atomiche», e ha ammonito Pechino riguardo l'eventuale aiuto fornito a Mosca. «La Cina è un facilitatore, della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, fornendo microelecttronica, consentendole di aggirare le sanzioni, vendendole merci a doppio uso. Questa cosa deve finire, è un grande problema che dobbiamo affrontare». Se tutti i Paesi occidentali salutano con favore l'insediamento di Rutte, dal Cremlino arriva, ovviamente, l'unica voce contraria. «Con Rutte alla guida della Nato non cambierà nulla», dicono da Mosca.
Anche perché il neo leader dell'Alleanza sottolinea che lavorerà per «portare l'Ucraina sempre più vicina alla Nato» e dagli Stati Uniti arrivano conferme a riguardo.
Secondo il Financial Times uno degli ultimi atti di Biden da presidente sarebbe mantenere la promessa fatta a Zelensky di spingere l'adesione di Kiev alla Nato sul modello tedesco del 1955. Un ulteriore possible passo per una svolta del conflitto.
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