Il dipartimento di Stato americano interviene sull'arresto in Iran di Cecilia Sala chiedendone «il rilascio immediato e incondizionato», e sottolineando con tono perentorio che il governo di Teheran spesso usa i cittadini stranieri come leva politica. Come spiega un portavoce di Foggy Bottom a La Repubblica, «sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c'è giustificazione e dovrebbero essere rilasciati immediatamente». «I giornalisti svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose e devono essere protetti», precisa, e gli Usa sono «in frequente contatto con gli alleati e i partner i cui cittadini sono ingiustamente detenuti».
Il dipartimento di Stato non ha tuttavia intenzione di fare marcia indietro su Mohammed Abedini Najafabadi, l'uomo svizzero iraniano bloccato all'aeroporto milanese di Malpensa tre giorni prima dell'arresto della reporter italiana, un fermo su ordine della giustizia americana, di cui ha chiesto l'estradizione. Ora la palla è nel capo della Corte d'Appello di Milano che dovrà valutare, in base alla documentazione arrivata dalle autorità Usa, se ci sono o meno le condizioni per accogliere la domanda di estradizione. Abedini e Sala non hanno nessun legame, ma potrebbe esserci un doppio filo che intreccia i due casi: per il primo il nodo riguarda il fermo, poiché se fosse dichiarato illegittimo si complicherebbe la strada del trasferimento negli Stati Uniti rendendo, di contro, più agevole quella diplomatica per una sorta di «scambio» con Sala. Ora dopo ora si rafforza la possibilità che la detenzione della giornalista sia una reazione all'arresto del 38enne accusato dalla giustizia di Washington di avere fornito il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica - considerate dagli Usa un'organizzazione terroristica - che ha poi portato alla morte di tre militari statunitensi (in particolare l'accusa riguarda l'esportazione di componenti elettronici dagli Stati Uniti all'Iran in violazione delle sanzioni). «L'arresto di Sala arriva dopo che un iraniano è stato incarcerato in Italia tre giorni prima per contrabbando di componenti di droni. Chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti da Teheran senza giusta causa», ripete il dipartimento di Stato. L'arresto arbitrario di cittadini stranieri o con doppia nazionalità ha origini lontane in Iran, ed è riconducibile alla cosiddetta «diplomazia degli ostaggi», che in passato ha permesso alla Repubblica islamica, in un contesto di sanzioni economiche e isolamento, di usare i prigionieri come leva per ottenere favori o la liberazione di iraniani detenuti all'estero. A sottolinearlo è anche un recente rapporto dell'Istituto francese per le relazioni internazionali (Ifri) firmato dallo studioso Clement Therme, in cui si esamina in particolare «il caso degli europei detenuti a Teheran».
E mentre la premier Giorgia Meloni chiede la «massima cautela e discrezione» sul caso Sala, si attende (e resta confermata) la visita a Roma del presidente uscente Joe Biden e della moglie Jill dal 9 al 12 gennaio, che avranno un'udienza con Papa Francesco, e vedranno anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Meloni, appunto, per mettere in evidenza la forza dei rapporti fra i due paesi.
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