Per la salute nazionale molto meglio le Regioni

Il professor Sabino Cassese, come una parte rilevante dei nostri governanti, ritiene che solo lo stato debba dettare legge sulla salute e le Regioni debbano obbedire

Per la salute nazionale molto meglio le Regioni

Il professor Sabino Cassese, come una parte rilevante dei nostri governanti, ritiene che solo lo stato debba dettare legge sulla salute e le Regioni debbano obbedire.

I vigenti decreti legge che attribuiscono ampi poteri alla Conferenza Stato-Regioni per Cassese sarebbero incostituzionali perché l'articolo 117 della Costituzione (comma 2, lettera q) attribuisce allo stato la profilassi internazionale. Il che è vero ma lo Stato non è costituito solo dal governo. L'articolo 87 della Costituzione attribuisce alla presidenza della Repubblica, mediante il Consiglio supremo di difesa, la sicurezza internazionale, con il coordinamento fra i vari soggetti competenti. Esso si è in effetti riunito il 27 ottobre ed ha trattato espressamente la tematica del Coronavirus, come si legge nel comunicato del Quirinale dopo la riunione. «L'emergenza sanitaria ha prodotto una crisi globale con conseguenze di natura sociale ed economica che rischiano di accentuare la conflittualità in diverse aree del mondo. È indispensabile in questa fase un rilancio del multilateralismo, della solidarietà e della cooperazione in tutti i campi».

L'invito alla cooperazione riguarda anche i rapporti fra Stato e Regioni. Questo è l'antipasto. Il menù che prescrive che le Regioni abbiano poteri propri rilevanti per le pandemie deriva dal compito, che il governo centrale ha, nella profilassi sanitaria e che in parte va decentrato a soggetti autonomi. Il governo deve redigere il piano sanitario nazionale, secondo le prescrizioni della Oms (Organizzazione mondiale della sanità) attuate la prima volta, in Italia nel 2003 dal ministero della Salute del governo Berlusconi, retto da Gerolamo Sirchia. Lo stava facendo di nuovo, nel 2011, il ministro della Salute Sacconi del governo Berlusconi, che non lo terminò, perché quel governo fu sostituito da quello di Monti. L'attuale governo non ha un suo piano pandemico nazionale, si avvale di quello del 2006-2008 raffazzonato. Esso, però, come si legge nel sito del Ministero della salute, si basa sul federalismo sanitario, con la tesi secondo cui base l'articolo 117 della Costituzione assegna allo stato «il compito di assicurare i livelli essenziali di assistenza» mentre le Regioni han «competenza generale e residuale per tali garanzie in base al principio di sussidiarietà». Questo principio afferma che ai livelli superiori di governo si devolve solo ciò che non si riesce a fare bene negli inferiori, più vicini al cittadino. La conferenza Stato Regioni che è lo strumento con cui si coordinano le rispettive competenze, perciò lascia alle Regioni compiti propri. Questa interpretazione non ha solo un connotato etico politico, ha un valore legittimo in base alla teoria economica dell'informazione, che è importante, sia nell'organizzazione delle imprese, sia nel settore sanitario. Il livello aggregato comporta medie di Trilussa: se Tizio mangia un pollo e Caio niente, ciascuno ne mangia la metà. Cioè se la Regione A ha una situazione grave di contagi nella provincia X e lieve nella Y, ha la situazione media Z.

Disaggregando il dato regionale, in quelli provinciali, si capisce dove sta il virus e s'attua il passaggio dalla fase 1 del piano antivirus, quello della conoscenza dei focolai, alla fase 2, quella del loro controllo, per ridurre la probabilità di sbocco nella 3, della terapia. Nelle imprese per abbattere i costi delle informazioni si attua il decentramento produttivo. Nella pandemia, razionalmente, va attuato quello regionale.

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