Salvini lancia la "Lega delle Leghe": "Sarà un referendum tra noi e le élite europee"

Il leader leghista a Pontida: "Gli zero virgola di Bruxelles per me valgono zero". Sull'immigrazione chiarisce: "Accoglieremo solo chi ha diritto". Poi lancia la "Lega delle Leghe"

Salvini lancia la "Lega delle Leghe": "Sarà un referendum tra noi e le élite europee"

Dal pratone di Pontida Matteo Salvini guarda avanti. "Non basta cambiare l'Italia, bisogna cambiare l'Europa". Per la prima volta, al tradizionale raduno della Lega, ci arriva da vicepremier. Lui che il movimento fondato da Umberto Bossi l'ha preso quando stava al 4% e l'ha portato a un passo dal 20%. Ora che è uno dei due principali azionisti del governo e che siede sulla poltrona più scottante dell'esecutivo, quella del Viminale, da cui deve provare a risolvere una volta per tutte l'emergenza immigrazione, già pensa al prossimo obiettivo: le elezioni europee dell'anno prossimo. "Sarà un referendum fra l'Europa delle élite, delle banche, della finanza, dell'immigrazione e del precariato e l'Europa dei popoli, del lavoro, della tranquillità, della famiglia e del futuro".

"Oggi è il record storico di governatori del centrodestra e della Lega che parleranno. È una Lega che non cresce solo lei ma fa crescere tutti". Gli ultimi sondaggi danno la Lega ben oltre il 30%. E la fotografia che arriva oggi da Pontida sembra descrivere bene questa situazione. Sul pratone sono presenti decine di migliaia di persone venute da tutta Italia per partecipare alla tradizionale kermesse. Quest'anno il colore ufficiale è il blu, che campeggia su striscioni e sul palco, con lo slogan "Il buonsenso al governo". Qua e là si mescola al verde di magliette e cappellini dei militanti (guarda il video). Per la prima volta, infatti, a Pontida si radunano delegazioni leghiste da tutto il Paese. Ma già Salvini solletica l'idea di ampliare la portata della Lega a una dimensione internazionale (guarda il video). Una sorta di "Lega della Leghe" che, in Europa, sia capace di mettere insieme "tutti i movimenti liberi che vogliono difendere i propri confini e il benessere dei propri figli".

Ovviamente, Salvini non dimentica l'impegno a Roma. Molti i dossier aperti sul suo tavolo al Viminale. "Sono contento e soddisfatto del lavoro del governo Lega e 5 stelle. Se vogliono farci litigare non ci riusciranno", taglia corto liquidando così le frizioni con il presidente della Camera, Roberto Fico, sulla chiusura dei porti italiani agli immigrati e con il sottosegretario Vincenzo Spadafora sui diritti alle coppie omosessuali. Dice che entrambi parlano "a titolo personale" e tira dritto per la sua strada. Rimettendo l'emergenza immigrazione al centro della sua agenda: "Applicando il catechismo di Santa Romana Chiesa, le porte dell'Italia saranno spalancate per donne e bambini che fuggono dalla guerra, che arriveranno in aereo e non in gommone, ma per tutti gli altri no". E, partendo dal compromesso (non troppo convincente) ottenuto dal premier Giuseppe Conte al vertice europeo, guarda già agli prossimi step di questa battaglia. "Finalmente si è discusso delle proposte italiane - dice - si sono accorti che possiamo dire dei 'no', e se c'è bisogno li diciamo". L'obiettivo è portare l'Europa ad ascoltare le richieste del governo Conte, e non solo per quanto riguarda l'immigrazione.

Un altro punto all'ordine del giorno è, infatti, la sfida economica. Che passa, inevitabilmente dai deiderata dell'esecutivo e dai diktat dei vertici europei. E, se da una parte conferma l'impegno di smontare "pezzo per pezzo" la legge Fornero e abbandonare una volta per tutte le politiche di austerity avviate da Mario Monti e proseguite dalla sinistra, dall'altra Salvini fa carta straccia dei vincoli da rispettare. "Se per fare meglio dovrò ignorare uno zero virgola imposto da Bruxelles - commenta - allora dico che per me viene prima la felicità dei popoli, per me quello zero virgola vale zero - continua - fare cadere il muro di Berlino una volta sembrava impensabile, il prossimo muro che faremo cadere è quello di Bruxelles". È una sfida difficile che, a detta dello stesso leader leghista, non può esaurirsi nell'arco di una legislatura.

Ma su questo dimostra di essere ottimista: "Governeremo per i prossimi trent'anni". E, nell'augurarselo, manda un saluto ai vari Gad Lerner, Eugenio Scalfari e Michele Santoro che avevano dato il Carroccio per morto.

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