
Il «dossier riarmo» riaccende la tensione tra Forza Italia e Lega nel giorno in cui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si siede al tavolo del Consiglio europeo per discutere del piano Rearm Europe da 800 miliardi presentato dalla presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen. Il punto di caduta, raggiunto centrodestra nella risoluzione di maggioranza, è messo a dura prova dal botta e risposta di ieri tra i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Uno scontro che arriva fino a Bruxelles, irritando la premier impegnata nella difficile partita diplomatica con l'obiettivo di portare a casa due risultati: riarmo nazionale (e non europeo) e no al debito per finanziare la spesa militare. Certo, lo snodo cruciale del passaggio in Parlamento è superato. Ma tra Forza Italia e Lega resta la diversa sensibilità sul tema. L'invito, dunque, da parte di Fratelli d'Italia ai due alleati è di restare sui punti condivisi: il no all'invio delle truppe in Ucraina. Senza lasciarsi trascinare in polemiche su ipotesi ancor da definire. Il dossier Difesa è nelle mani di Meloni che a Bruxelles (al netto delle dichiarazioni) va con un mandato pieno. C'è un primo risultato da portare a casa: la cancellazione dal piano di Von der Leyen dell'ipotesi di prestiti Ue per finanziare le spese per la Difesa.
In Italia, però, gli alleati di Meloni non rinunciano a marcare i propri campi. Ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal pre-vertice del Ppe, ha rimesso sul tavolo l'idea di un esercito europeo: «Stiamo compiendo i primi passi, l'obiettivo è quello di avere un esercito comune ma ci vogliono decenni prima di arrivare all'obiettivo che era il sogno di De Gasperi e di Berlusconi. Stiamo andando in quella direzione. L'Europa più è unita e meglio protegge i singoli cittadini dell'Ue».
Dal fronte del Carroccio arriva subito lo stop: «Non sono d'accordo con Tajani sull'esercito europeo. L'esercito europeo oggi, a guida franco-tedesca, cosa fa, va in guerra? Sono d'accordo sull'aiutare l'Europa a difendersi, ma oggi che garanzia avremmo?». Due posizioni che rispecchiano il posizionamento dei due partiti a livello europeo. La Lega ha votato contro il Rearm Europe a Bruxelles mentre Fi a favore. Al netto delle divisioni in Europa, il punto di forza è la compattezza del centrodestra nei passaggi parlamentari in Italia. Un punto che il ministro della Difesa Guido Crosetto fa notare: «Ci sono problemi politici con la Lega? Non mi pare. Avete visto la votazione della risoluzione... Come direbbe Boskov, problema c'è quando voto contrario. Se la Lega sta condizionando la linea della maggioranza? La Lega è un attore importante della maggioranza, io non mi sento condizionato dalla Lega e faccio il ministro della Difesa. Io ho ottimi rapporti e non ho mai avuto problemi con un solo esponente della Lega, da Salvini, ma anche Borghi e Bagnai, che sono tra i miei migliori amici da prima che iniziassero a entrare in politica, a Molinari, allo stesso modo con Tajani con cui mi sento quattro volte al giorno. Non vedo nessuna polemica e non sono preoccupato da nessuna polemica. Sono preoccupato dalla situazione internazionale, sono preoccupato dal fatto che se l'Italia subisse un attacco, la metà di quello che ha subito Israele in tre ore, io non sarei in grado di difendere l'Italia e l'unica cosa che mi interessa è arrivare alla fine del mio mandato avendo reso l'Italia un po' più sicura rispetto a com'è adesso.
Mi occupo purtroppo di cose molto serie e su questo il mio mandato è chiaro e preciso fin dall'inizio e non si muove di una virgola». Le parole di Crosetto riassumono un po' la linea del centrodestra: contano i voti. E finora Fdi, Lega e Italia (in Italia) hanno sempre offerto una posizione comune su Ucraina e riarmo Ue.
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