È scontro totale con i sindacati, esattamente come l'anno scorso. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini firma la precettazione per ridurre da 8 a 4 le ore dello sciopero dei trasporti proclamato per venerdì nell'ambito di quello generale.
Il tentativo di una mediazione è fallito poco dopo le 17, al termine dell'incontro tra il ministro con Cgil e Uil, convocato per trovare un punto di caduta. Nessun passo indietro, nessuna riduzione della mobilitazione, che era stata chiesta anche dal Garante, da parte delle sigle sindacali. Subito dopo il vertice Salvini firma il provvedimento: «Per evitare agli italiani l'ennesimo venerdì di caos ho deciso di intervenire direttamente riducendo a quattro ore lo sciopero indetto da alcuni sindacati per venerdì». Il leader della Cgil Maurizio Landini «dice che sto limitando il diritto di sciopero, in due anni e poco più di governo 949 scioperi effettuati in Italia - continua il ministro - Diritto allo sciopero sì, ma anche diritto al lavoro per la stragrande maggioranza degli italiani é l'impegno che mi sono preso».
Il braccio di ferro va avanti, dunque, con i sindacati che annunciano di voler impugnare il provvedimento al Tar. Ma potrebbero anche decidere di adeguarsi per evitare che le sanzioni ricadano sui singoli lavoratori.
Di fronte all'ipotesi precettazione, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri annuncia: «Impugneremo la precettazione presso le sedi opportune, faremo subito il ricorso. Leggeremo ovviamente la motivazione ma eravamo preparati perché è il secondo anno consecutivo che il ministro Salvini precetta i trasporti durante uno sciopero di Cgil e Uil. Non ci ricordiamo la stessa solerzia durante altri scioperi indetti da altri sindacati». Per Landini quella di Salvini «è una forzatura». In una nota la Cgil afferma che «invece di dare i numeri, il ministro si dovrebbe domandare perché ci sono tante lavoratrici e lavoratori che sono costretti a scioperare per rivendicare i loro diritti e un salario adeguato».
I segretari attaccano anche la Commissione di Garanzia che «ha obbedito ai diktat del ministro, pubblicati sistematicamente sui social e attraverso la stampa, continuando ad avanzare ulteriori richieste per la limitazione del diritto di sciopero». E al ministro Salvini «chiediamo che cosa abbia fatto in questi due anni per migliorare le condizioni del trasporto pubblico».
La tensione infatti si era alzata già nei giorni scorsi, quando le organizzazioni anche di fronte alla decisione della Commissione di garanzia sugli scioperi che aveva chiesto di ridurre la durata dello stop, avevano «confermato» la mobilitazione «nei termini e con le articolazioni» già indicate nella proclamazione. Che prevedeva di incrociare le braccia per 8 ore nei settori Tpl e trasporto aereo, con eccezione del trasporto ferroviario, escluso dalla protesta a causa del precedente sciopero di domenica 24 novembre, nel rispetto della regola dei dieci giorni.
Il corpaccione sindacale è comunque diviso di fronte allo sciopero generale. È il terzo da quando al governo c'è Giorgia Meloni. Ed è il terzo a cui non ha partecipato la Cisl.
Il segretario Luigi Sbarra ribadisce che «rimane uno strumento sindacale, finalizzato a portare risultati tangibili per le persone e non a esprimere opposizione a un governo o a un'area politica. Usare la mobilitazione generale in modo compulsivo, però, oltre ad allontanare le persone dal sindacato, porta a toni sempre più alti e a un clima sempre più irrespirabile nei luoghi di lavoro e nelle comunità». Parole che infastidiscono Landini: «Io non devo rispondere nulla al segretario della Cisl, lui fa le sue scelte e sarebbe utile che, come noi lo rispettiamo, lui rispettasse anche le altre persone».
Si schiera con Cgil e Uil anche il Pd, con la segretaria Elly Schlein: «Sta purtroppo diventando un copione, quello del governo che rifiuta il confronto con i lavoratori, respinge i tentativi di esporre le proprie ragioni e che, con la precettazione, nega anche il diritto di sciopero Una violazione grave, che disapproviamo fermamente».
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