Milano - Giugno 1973. Al ristorante del Cantagallo, area di sosta alle porte di Bologna, Giorgio Almirante deve fare i conti con lo sciopero dei camerieri che incrociano le braccia invece di servirgli frutta e caffè. Altri tempi e altre contrapposizioni politiche. O forse no. Perché 45 anni dopo cambiano l'epoca, la città e i protagonisti, ma non la sostanza. La vittima stavolta è Salvini e il casus belli un gelato primaverile che la commessa di una gelateria milanese si è rifiutata di consegnargli. In nome dell'antirazzismo.
La polemica nasce sui social e investe - suo malgrado - il leader della Lega. Tutto inizia martedì pomeriggio quando il segretario del Carroccio, in queste ore impegnato a sbrogliare la matassa sulle presidenze delle Camere, entra nella gelateria «Baci Sottozero» in piazzale Siena a Milano. Cono o coppetta? Arrivato il suo turno, il leghista ordina come da copione. La commessa, però, respinge la richiesta: «Io non servo i razzisti», sarebbe stata la giustificazione del gran rifiuto. E così scoppia un polverone.
Su Facebook l'ex assessore forzista del comune di Corsico Cristina Villani, che si qualifica come «la mamma della ragazza» al banco, scrive un breve post in cui accusa il «signor Matteo Salvini» di aver fatto licenziare la figliola. «Desidero informarla - si legge nel messaggio, poi rimosso - che a seguito della telefonata che lei ha fatto alla titolare del negozio in quanto non soddisfatto del servizio, mia figlia ha perso il lavoro». Infine l'affondo: «Invece di fare il bambino offeso e dirlo alla mamma avrebbe potuto, da persona adulta, fare le sue rimostranze direttamente a mia figlia».
Apriti cielo. Sulla pagina Facebook della «Baci Sottozero» iniziano a piovere accuse e cattive recensioni. I rimproveri? Aver cacciato la povera commessa e aver «dato retta a Salvini». Peccato si tratti di una fake news. La balla al gusto stracciatella viene smentita categoricamente da un attonito segretario della Lega, che nega di aver mai alzato la cornetta del telefono, e dalla direzione della gelateria.
Di fronte alle critiche, la titolare Rosaria Di Stefano si vede però costretta a rispondere pubblicamente ai clienti imbufaliti: «Non capisco questo accanimento - scrive sulla pagina Facebook di Baci Sottozero - i fatti sono i seguenti: la ragazza si è rifiutata di servire un cliente (Salvini in questo caso) per ideologie politiche, dunque è stata ripresa dalla direzione come giusto che sia credo. Il suo comportamento ci è stato riferito dai colleghi in turno con lei».
Nessun licenziamento: la giovane, assunta in prova per dieci giorni attraverso un'agenzia interinale, dopo lo scontro con la titolare «si è tolta la divisa e se n'è andata abbandonando il posto di lavoro a metà turno esclamando cose che poco hanno a che vedere con il nostro lavoro». Inammissibile: «Da noi - rivendica la Di Stefano - può essere servito chiunque con qualunque ideologia». Almeno il gelato lasciatelo fuori dalla politica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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