La corsa al Quirinale è ufficialmente cominciata con l'inizio del semestre bianco. Tra meno di 6 mesi l'Italia avrà un nuovo presidente della Repubblica, sempre che Sergio Mattarella non cambi idea e non decida di restare per un altro settennato. Le possibilità che l'attuale capo di Stato rimanga al suo posto sono molto scarse in questo momento e dietro le quinte dei Palazzi di Roma si lavora per trovare il suo successore, che in molti indicano in Mario Draghi. Matteo Salvini, a margine di un incontro coi cittadini nella periferia milanese di Ponte Lambro, è convinto che il Partito democratico stia spingendo in ogni modo possibile per portare al Colle un suo uomo e non l'attuale presidente del Consiglio, probabilmente anche per evitare di andare alle urne tra pochi mesi, con il centrosinistra che rischia di soccombere. Una certezza che si è consolidata dopo l'intervento di Enrico Letta al meeting di Rimini.
"Io mi impegno, e impegno il mio partito, a sostenere Draghi e a chiedere a Draghi di essere il nostro primo ministro almeno fino alla scadenza naturale della Legislatura nell'aprile del 2023. Se facciamo così tutti, facciamo un grande regalo al nostro Paese", ha detto il segretario del Partito democratico nel corso del dibattito di Rimini con gli altri leader che sostengono l'esecutivo. Letta, ha rimarcato che "è evidente che come Partito democratico siamo alternativi alla Lega. Ma faremo del nostro meglio per vivere questa alleanza di governo nel massimo rispetto degli alleati ma anche dei nostri valori".
Parole al miele da parte dei Letta nei confronti dell'attuale formazione di governo, nato in una "situazione eccezionale, che sta facendo bene all'Italia, con un governo che sta rappresentando bene l'Italia all'estero, in Europa e che sta ottenendo grandi risultati, anche riforme importanti, penso alla riforma della bravissima ministra Cartabia sulla giustizia".
Lo slancio di Enrico Letta nei confronti di Mario Draghi, però, ha messo Matteo Salvini sul chi va là: "Io traduco il diktat del Pd che Draghi deve restare fino al 2023 nel senso che vogliono che uno del Pd vada al Quirinale". Quindi, il leader della Lega, sottolinea: "Mi è sembrato di pessimo gusto, per togliere un competitor per il Quirinale perché il Pd ha fame di Quirinale". Quindi l'affondo finale sul segretario dem: "di pessimo gusto decidere cosa farà il signor Mario Draghi e sicuramente non è il piccolo Enrico Letta a decidere cosa farà il grande Mario Draghi, che deciderà in autonomia. E quello che deciderà ce lo comunicherà".
Ma non è la prima volta che Enrico Letta punta i piedi sulla permanenza di Draghi a Palazzo Chigi per altri due anni. Pochi giorni fa, a margine della presentazione del suo libro a Finalborgo, in provincia di Savona, a proposito del passaggio di Draghi al Quirinale disse: "Questa legislatura termini nell'aprile 2023. In questa legislatura si possono fare riforme importanti, giustizia, ius soli, suicidio assistito.
Se terminasse a febbraio 2022, butteremmo l'occasione". Aggiungendo che "oggi la vera forza che abbiamo è la credibilità di Draghi a palazzo Chigi", pertanto "sarebbe sbagliato mandarlo al Quirinale e andare a votare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.