Saman, sms di mamma: "Faremo come ci dici tu"

La trappola tesa dalla madre alla 18enne: la implorava di tornare giurando di ascoltarla

Saman, sms di mamma: "Faremo come ci dici tu"

«Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu». Invece a morire quattro mesi dopo è stata Saman.

A scrivere l'sms era stata Nazia Shaheen, la madre della 18enne pakistana uccisa a Novellara. Poche affettuose parole usate forse come esca per attirare la figlia nella trappola, che con il marito e gli altri parenti stava costruendo per lei. Il messaggio riportato dalla Gazzetta di Reggio sarebbe stato inviato dalla donna a dicembre, per convincere la ragazza a lasciare la comunità protetta nella quale si trovava da novembre, dopo aver rifiutato il matrimonio combinato con il cugino in Pakistan. Il legale della famiglia Abbas quando ha saputo di quel messaggio ha gettato acqua sul fuoco. «Il singolo elemento d'indagine non può essere decontestualizzato rispetto a tutti gli altri - spiega l'avvocato Simone Servillo, che difende i genitori della ragazza scomparsa -. Una lettura complessiva di tutti gli elementi fornisce un quadro dei miei assistiti diverso da quello rappresentato dai media. Non bisogna saltare a conclusioni affrettate. Il contesto è suscettibile di una quantità molteplice di letture e non tutte sono in senso tale da fare ritenere scontata la colpevolezza dei miei assistiti». Ma la Procura non ha dubbi sul fatto che è Saman sia stata uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio e il corpo sia stato sotterrato nei pressi dell'azienda agricola dove lavorava il padre.

Insieme a lui e alla moglie sono indagati per omicidio premeditato in concorso e occultamento di cadavere lo zio Danish Hasnain, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, e i cugini Nomanulhaq e Ikram Ijaz. Il primo è latitante in Europa, insieme allo zio, mentre il secondo è in carcere a Reggio Emilia, dopo essere stato fermato in Francia il 28 maggio scorso mentre tentava di raggiungere la Spagna.

Saman a dicembre non aveva nessuna intenzione di tornare a casa. Ma aveva scelto di lasciare la comunità dove si trovava da fine novembre dopo aver denunciato i genitori che volevano costringerla alle nozze perché, forse, dopo quel messaggio della mamma, si iniziava a fidare, nonostante i servizi sociali e carabinieri l'avessero avvertita dei possibili rischi a cui sarebbe andata incontro rientrando nell'abitazione di Novellara. Gli operatori sociali, che avevano comunicato a Nazia il diniego della figlia al matrimonio combinato, l'avevano infatti sentita replicare «Come faremo a spiegarlo in Pakistan? Questo è un disonore per tutti».

Le nozze erano state programmate per il 22 dicembre e la famiglia aveva acquistato i biglietti per il 7. Ma il «no» di Saman aveva fatto saltare i programmi. Le ultime ore la diciottenne le aveva passate con la consapevolezza nel cuore che le persone che l'avevano messa al mondo stavano per ucciderla. La giovane l'aveva confidato al fidanzato, dopo aver origliato le conversazioni della madre, chiedendogli di dare l'allarme qualora non l'avesse sentita per più di 48 ore. Ma Saman è stata uccisa prima. Del suo corpo, però, ancora nessuna traccia, nonostante settimane di ricerche. Anche ieri sono continuate, concentrate nei terreni dietro l'abitazione della famiglia Abbas e su alcune serre, dove il terreno è stato sondato con dei carotaggi e con l'aiuto dei cinofili, ma il cadavere non si trova e nessuna indicazione utile è arrivata dall'interrogatorio di Ikram.

Sembrano spariti nel nulla anche Shabbar e Nazia, fuggiti in Pakistan dall'aeroporto di Malpensa il 3 maggio scorso. Nonostante i molteplici appelli non si sono fatti sentire nemmeno dall'avvocato Simone Servillo, che in Italia gli è stato assegnato d'ufficio e sarebbe pronto a rappresentarli.

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