L'inchiesta sul caso Sangiuliano (foto) entra nel vivo. La denuncia dell'ex ministro della Cultura contro la «non collaboratrice» Maria Rosaria Boccia per indebite pressioni era già sfociata nella visita dei carabinieri alla casa pompeiana dell'imprenditrice, con relativa perquisizione e sequestro dell'attrezzatura informatica con la quale lei a fine agosto aveva innescato - via social - la vicenda culminata con le dimissioni dell'ex direttore del Tg2. Ora, per la procura di Roma, è il momento di ascoltare i protagonisti. Il primo a sfilare a piazzale Clodio è proprio Sangiuliano, convocato ieri in procura poco dopo mezzogiorno. Una lunga audizione di fronte al pm titolare del fascicolo d'inchiesta, Giuseppe Cascini, e alla presenza del procuratore Francesco Lo Voi. Nella stanza di Cascini, al primo piano della palazzina C, sono andate in scena oltre quattro ore di chiacchiere e chiarimenti, con i magistrati che hanno voluto definire i confini e i particolari di alcuni degli elementi riversati da Sangiuliano nella denuncia contro Boccia. Sangiuliano, che sempre a Roma è anche indagato per peculato e rivelazione di segreti d'ufficio dopo l'esposto del Verde Angelo Bonelli (il fascicolo è stato trasmesso dalla procura di Roma al Tribunale dei ministri nelle scorse settimane), ieri è stato ascoltato invece come parte lesa, dovendo chiarire alle toghe romane, come detto, alcuni degli aspetti messi nero su bianco nell'esposto denuncia. Ricco di materiale anche da interpretare, tra chat allegate, messaggi anche a terzi (come la moglie di Sangiuliano), foto di graffi e resoconti di eventi che secondo Sangiuliano sono la prova del clima difficile e dello spiacevole odore di ricatto nel quale l'ex ministro si sarebbe trovato a vivere dopo aver detto no alla nomina della donna come sua consulente per i grandi eventi. Con Boccia che nella sua «rappresaglia» non se la sarebbe presa solo con l'ex ministro ma con le istituzioni e il governo, evocando contro Sangiuliano, come spauracchio, anche la premier Meloni. Non a caso la denuncia è ritenuta molto più che mero gossip negli uffici giudiziari capitolini, visto che sul conto della 41enne campana si indaga per minaccia a corpo politico dello Stato lo stesso reato contestato a molti degli imputati nel processo per la cosiddetta trattativa Stato-Mafia - e lesioni aggravate.
L'ex ministro, lasciando gli uffici giudiziari di piazzale Clodio poco prima delle 17, s'è infilato in auto senza fiatare, mentre il suo avvocato Silverio Sica si è limitato a confermare: «Abbiamo illustrato alcuni aspetti della denuncia che abbiamo presentato nei confronti della Boccia, così come richiesto dai pubblici ministeri». Presto dovrebbe essere il turno dell'imprenditrice. Che, da indagata, potrà mettere a verbale la sua verità.
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