Cinquanta coltellate. Molte delle quali inferte quando la donna era già morta, per rabbia.
L'autopsia eseguita dal medico legale Barbara Bonvicini racconta della ferocia con cui Alberto Pittarello si è avventato sul corpo di Sara Buratin, crollata già ai primi colpi mortali alla base della nuca. Molte le ferite alla schiena e sull'addome. Nessun segno di difesa, a conferma che l'aggressione è arrivata senza che lei se lo aspettasse, senza che provasse o facesse in tempo a ribellarsi.
Non è prevista nessuna autopsia sul corpo di Alberto, 39 anni, caldaista, ritrovato nel fiume Bacchiglione all'interno del suo furgone Nissan, con la cintura allacciata. Il corpo è già a disposizione della famiglia, probabilmente i funerali si terranno i primi giorni della settimana prossima. L'uomo, subito dopo aver ucciso la sua compagna, ha deciso di togliersi la vita nel modo più «facile e veloce» possibile.
Sara, 41 anni, aveva deciso di lasciarlo una decina di giorni prima e se ne era andata di casa, scegliendo di vivere temporaneamente con la madre in attesa di trovarsi un'abitazione sua dove stare con la figlia di 15 anni. Ed proprio per lei che le due famiglie della coppia restano unite nonostante la tragedia che le ha colpite. La ragazzina si trova orfana, di colpo. In quel vortice di follia il padre non ha pensato a lei. L'ha lasciata sola con un dolore che la segnerà per tutta la vita.
Tutte le persone con cui gli inquirenti hanno parlato raccontano di una coppia unita, senza liti, senza episodi di violenza. Nessuna denuncia per stalking o violenza o minacce ha preceduto il femminicidio. E proprio questi elementi portano a pensare che non ci sia stata premeditazione, che sia stata un'aggressione tanto istintiva quanto incontenibile: da qui il numero delle coltellate, specchio della rabbia folle e non certo di un piano prestabilito.
Resta il mistero del coltello da escursionista. Quando Alberto si è recato da Sara per consegnarle lo scooter della figlia se lo aveva con sé. Forse lo teneva abitualmente in macchina. Il dubbio però non verrà fugato dalle indagini, non ci saranno proprio perchè Alberto, l'assassino, si è tolto la vita.
Tutti i risvolti intimi e poco chiari di questa storia resteranno in sospeso. Resterà però il ricordo di Sara, solare e sorridente, sportiva e spesso in giro con la figlia: nel paesino di 1.500 anime tutti la conoscevano e nessuno riferisce di atteggiamenti strani o altro.
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