Scacco a Lula (e ai popoli indigeni): passa la legge che li priva delle terre

Sì al "Marco temporal", normativa voluta dall'agrobusiness. Gli Indios, che sono quasi un milione, rischiano lo sfratto

Scacco a Lula (e ai popoli indigeni): passa la legge che li priva delle terre
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Nella notte tra martedì e ieri la Camera dei deputali del Brasile ha approvato con 283 voti favorevoli e 155 contrari il «Marco temporal», ovvero una legge che modifica il sistema di delimitazione delle terre indigene promossa dal settore dell'agrobusiness, vicino alla destra. Si tratta della prima grande sconfitta di Lula, a dimostrazione di come il presidente farebbe meglio a concentrarsi sul suo Parlamento dove non ha di fatto una maggioranza, invece di dedicarsi alla politica estera, presentando come ha fatto l'altro ieri a Brasilia il dittatore del Venezuela Nicolás Maduro come un «democratico», il cui processo per crimini contro l'umanità alla Corte Penale Internazionale sarebbe, a suo dire, solo conseguenza della «narrativa negativa». Lula pensa ancora di essere in lizza per il Nobel della Pace o per un posto come segretario generale dell'Onu, ma in realtà da ieri ci sono proteste delle comunità indigene un po' in tutto il Brasile. Gli scontri maggiori si sono registrati a San Paolo, dove la Polizia Militare ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere un centinaio di indigeni, molte le donne, che nei loro abiti tradizionali avevano bloccato l'autostrada dei Bandeirantes.

Quella di Lula è una sconfitta grave perché proprio la difesa dei popoli originari era stato uno dei leitmotiv della sua campagna elettorale, della sua cerimonia di insediamento e perché ha persino creato persino un ministero ad hoc dei Popoli Indigeni guidato da Sonia Guajajara. Se sarà dato l'ok anche dal Senato, di fatto i popoli indigeni che non possono provare che abitavano fisicamente sulle loro terre il 5 ottobre del 1988, ovvero il giorno in cui fu promulgata la Costituzione brasiliana, non avranno più alcun diritto su di esse.

La legge costituisce dunque una grave minaccia per centinaia di territori indigeni, decine di popoli mai contattati e centinaia di migliaia di indigeni in tutto il paese del samba. Secondo l'ultimo censimento oggi sono quasi un milione e molti di loro rischiano di essere sfrattati dai loro territori mentre molti altri - che sono già stati derubati delle loro terre in passato - potrebbero non farvi più ritorno.

Le promesse fatte da Lula all'estero, sia a Washington, quando a febbraio fu ricevuto da Joe Biden che a Sharm-el-Sheikh, alla COP27, erano ben altre. Nonostante una meritoria azione promossa dal presidente contro i «garimpeiros», i ricercatori d'oro illegali che avevano invaso le riserve Yanomami al confine con il Venezuela, uno studio diffuso ieri dalla Fiocruz, il principale centro di ricerca medica in America Latina, evidenzia la drammaticità della situazione che, di certo, il «Marco temporal» aggrava. «I pesci nell'Amazzonia sono contaminati da livelli di mercurio superiori al limite accettabile», ha reso noto la Fiocruz e, il mercurio, come è noto, è usato proprio dai ricercatori d'oro nei fiumi brasiliani, in quell'Amazzonia che solo gli indios sanno rispettare in quanto la loro Pachamama, la loro «madre terra». Un tema questo molto caro a Papa Francesco, che ieri ha parlato al telefono proprio con Lula. Il presidente brasiliano, nel dare la notizia della chiamata su Twitter, ha annunciato che avrà un'udienza in Vaticano tra pochi mesi e che ha invitato il pontefice in Brasile.

Inoltre, Lula lo ha ringraziato per i suoi gesti «in difesa della democrazia» in Brasile negli ultimi anni, congratulandosi con Francesco «per il suo impegno nella difesa della pace in Ucraina e nella lotta alla povertà». C'è da giurare che il Papa gli ha chiesto del «Marco temporal» ma di questo su Twitter Lula non ha scritto nulla.

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