Settecento morti. Milioni di parole. E gli scafisti ridono. La tragedia dell'immigrazione non interessa nessuno se non i buonisti a caccia di razzisti. Poi sbarca la strage e siamo invasi di chiacchiere, non solo ipocrite, ma dannose. Perché a forza di chiacchiere il Mare Nostrum è diventato un cimitero.
Ci sono voluti settecento morti per far dire a una certa Italia, all'Europa e al mondo: mio Dio, nel Mediterraneo c'è un problema. Settecento morti per aprire gli occhi. Settecento morti per capire che i viaggi della morte non sono un diritto dei migranti, ma una tragedia. Adesso se ne può parlare. Ora i professionisti della chiacchiera morale prendono in considerazione l'ipotesi che ci sono trafficanti di uomini che fanno affari sulla pelle dei disperati. Il governo ha spacciato come una risposta il nome sacro di Mare Nostrum. L'Europa chiamata in causa ha rinviato al mittente ogni responsabilità: non sono affari nostri. L'Onu era ed è una burocrazia inutile. Cosa è cambiato? Nulla, solo che adesso tutti si sono seduti a un tavolo per parlarne. I ministri europei addirittura mettono in agenda un tavolo di lavoro dove si evocano lo sbarramento navale e la possibilità di affondare i barconi. La rottura in pratica di un tabù, peccato che l'impressione sia quella di chi parla e prende tempo per non sporcarsi le mani, per non assumersi responsabilità. L'Italia nel frattempo non regge più e la Morte Spa è un'azienda sempre più organizzata che lavora per finanziare il terrorismo islamico e comprarsi case da 13 milioni di euro.
La verità è che l'Europa non ha alcuna voglia di risolvere un problema considerato tuttora italiano.
Troppo misero il peso geopolitico dell'Italia perché qualcuno partecipi al problema. Al massimo sono disposti a dare qualche soldo in più e tanta solidarietà per mettersi a posto con la coscienza. Ma è una solidarietà rosso sangue.
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