Il Qatargate travolge la Commissione europea con una valanga di sospetti sul Seae, il Servizio per l'azione esterna, il ministero degli Esteri dell'Ue guidato da l'Alto Rappresentante Josep Borrell, che ieri in Giordania ha incontrato e il ministro degli Esteri di Doha Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. «Abbiamo discusso di temi bilaterali e sfide regionali, nonché di altre questioni, tra cui le accuse contro alcuni membri e personale del Parlamento europeo. Abbiamo concordato sulla necessità che le indagini in corso facciano piena chiarezza», ha scritto in un tweet.
Il Gruppo dei Socialisti e democratici (S&d) istituirà un'inchiesta interna per fare chiarezza sullo scandalo del Qatargate e si dice «inorridito dalle accuse di corruzione nel Parlamento europeo e impegnato a sostenere un'indagine approfondita».
«Siamo consapevoli che sono in corso indagini su una questione molto seria che deve essere indagata e chiarita», dice anche il portavoce per gli affari esterni della Commissione europea, Peter Stano, a proposito di quanto rivelato da Repubblica, che cita una relazione dei servizi segreti del Belgio confluita agli atti della maxi inchiesta, su un presunto e possibile coinvolgimento di funzionari - non indagati - del Servizio per l'azione esterna. «Le indagini sono ancora in corso. Pertanto, non è appropriato fare commenti - ha detto -. Una volta completate le indagini avremo le prove e i verdetti dei risultati e potremo prendere anche le opportune azioni di conseguenza».
Del resto i legami col Qatar e le istituzioni europee sarebbero stati intensi, secondo un alto funzionario europeo citato dall'Ansa, secondo cui l'Ue ha avuto col Qatar «relazioni ampie» e a vari livelli poiché si è rivelato un Paese chiave sia in relazione alla vicenda dell'evacuazione dall'Afghanistan sia sul dossier energetico. La fonte precisa di non avere informazioni al riguardo di «responsabilità individuali» nell'ambito del Qatargate ma ribadisce che le relazioni col Qatar godevano di un «generale favore strategico». E un collegamento ci sarebbe tra il Seae, il Servizio Europeo per l'Azione Esterna, o meglio tra il suo attuale capo, Josep Borrell, e Fight Impunity, la ong fondata da Panzeri. Tra i fondatori c'è anche Doriano Dragoni, domiciliato a Strasburgo, che ha lavorato con Borrell, nel suo gabinetto, quando il socialista catalano era presidente del Parlamento Europeo.
Dragoni è stato advisor dal 2004 al 2007. Non è indagato, né lo è Borrell. Panzeri però avrebbe scelto Dragoni perché lo aiutasse a gestire la ong. Dragoni avrebbe goduto, in base allo statuto, di ampi poteri; poteva «incassare e ricevere dalla Banca Nazionale del Belgio, dal Tesoro belga, da tutti i fondi pubblici e da tutte le amministrazioni, associazioni o qualsiasi persona, qualsiasi somma o titolo dovuto all'associazione». E poteva «a qualsiasi titolo, prelevare somme o titoli depositati. Avere tutti i conti bancari aperti a nome dell'associazione», recita lo statuto. Dragoni non ha commentato l'indiscrezione, e nemmeno lo ha fatto il portavoce di Borrell.
Polemiche scoppiano anche sull'ex commissario Ue Dimitri Avramopoulos, nella bufera per un incarico remunerato - 60mila euro l'anno - dalla stessa ong. Lui si difende parlando di un complotto italiano: «Essere parte del comitato (della ong, ndr) insieme a personalità come Federica Mogherini, l'ex deputato francese Bernard Cazeneuve e la senatrice Emma Bonino (si sono tutti dimessi ndr) è stato per me un onore - ha dichiarato ai media greci -. Per la mia partecipazione e il compenso, ho chiesto l'approvazione della Commissione europea, che mi è stata data per iscritto».
Per Avramopoulos c'è «uno sforzo organizzato» da parte «di alcuni circoli in Italia» per «distorcere» la sua immagine. Obiettivo sarebbe indebolire la sua candidatura per il ruolo di rappresentante speciale dell'Ue nel Golfo Persico. Per l'incarico è in corsa anche Luigi Di Maio.
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