Scuola, Mattarella pretesto dei renziani in difficoltà

Scaricabarile sul Colle per giustificare lo stop alla riforma

Scuola, Mattarella pretesto dei renziani in difficoltà

Roma - Troppe promesse, nessuna voglia di altre brutte figure. Troppe materie e non tutte con i necessari requisiti di «necessità e urgenza». Dunque la volontà di «non stressare il Quirinale» con l'ennesimo decreto di dubbia legittimità. Ma, soprattutto, la coperta ultracorta dei conti pubblici, come prova il colloquio di ieri tra il ministro Padoan e un preoccupato presidente Mattarella.Così, sulle rampe del Colle, al loro primo e inconsapevole atto di moral suasion , è fallito il «piano scuola» predisposto da Renzi. Proprio quello che doveva costituire il fiore all'occhiello del governo, che sulla riforma scolastica ha avanzato una delle puntate più cospicue fin dai primi giorni. Sembra ormai assodato che il nodo principale del repentino cambio di marcia sia addebitabile ai conti pubblici: necessari tre miliardi di euro entro il 2016, in gran parte da destinare all'assunzione di una quantità di precari non meglio precisata. Dubbi e perplessità che l'assessore scolastico pugliese, Alba Sasso, ieri ben sintetizzava: «Il legittimo sospetto è che questo provvedimento ancora poco chiaro (quanti e quali i docenti da assumere?) non abbia copertura finanziaria».

La complessità della matassa ha convinto il premier a scaricare sul Parlamento la patata bollente della scuola mediaticamente puntando sul rispetto del monito di Mattarella sull'abuso della decretazione d'urgenza (il Quirinale smentisce qualsiasi altro intervento successivo). Anche perché tanti sono ancora i nodi da sciogliere, in primis la questione degli sgravi fiscali per le paritarie sui quali gli alleati del Ncd si dicono irremovibili. Neppure i tempi per riuscire ad assumere i precari prima dell'inizio del nuovo anno scolastico sono certi, anzi in molti pensano che non ce la si farebbe nemmeno con un decreto (non a caso ieri il ministro Poletti ha cercato di dare rassicurazioni). Gettare la riforma della scuola nella gabbia dei leoni, porto delle nebbie o mercato delle vacche che dir si voglia del Parlamento, garantisce a Renzi tempi meno pressanti ed alibi precostituito.

Già emerso nella conferenza stampa dell'altra sera: «Decida il Parlamento se procedere in tempi serrati o se bloccare le assunzioni dei precari della scuola con l'ostruzionismo». Ponzio Pilato non sarebbe stato più chiaro.

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