Roma. In piedi, all'ingresso della Vetrata, davanti a un leggio e con un refolo freddo che si infila nella stanza. Dietro, le bandiere. Sullo sfondo, il cortile deserto del Quirinale dove si intravede un lontano sparuto corazziere. Scenografia minimalista, niente sfarzi, lusso, tappeti, quadri, arazzi: non è proprio il momento. Solo il presidente e, attraverso gli schermi, gli italiani. Non serve altro, non c'è bisogno di simboli, di caminetti, di scrivanie per cercare di abbracciare un popolo al termine di un anno del genere, sapendo che ci sarà ancora da lottare.
Sono Sergio Mattarella, questo è il senso del non detto, sono il presidente ma sono uno di voi. Lotto pure io contro il Covid e, quando toccherà a me, mi vaccinerò. Non ora, precisa, «dopo le categorie a maggior rischio che devono avete la precedenza: è una scelta di responsabilità, un dovere». Anche la decisione di usare il piano terra per il messaggio, di stare fisicamente quasi fuori dal palazzo, è significativa. Il capo dello Stato esce dall'edificio della principale istituzione della Repubblica e si mette al livello della gente. «Fatico a trovare le parole adatte. Sono giorni in cui convivono angoscia e speranza. Vorremmo essere immersi in realtà consueta, aspiriamo a riappropriarci delle nostra vita». Ci vuole ancora tempo e «forza d'animo».
E di parole infatti ne usa poche. Un discorso di sette cartelle, il presidente parla meno di in quarto d'ora, e la cosa piace. Lo ascoltano in 15 milioni e 272 mila, il 64 per cento di share. È il record dal 1986, da quando funziona l'Auditel: l'anno scorso gli spettatori erano dieci milioni. Solo Scalfaro nel 1993, in piena era Tangentopoli, supero di poco quota 15. E Cossiga nel 1991, con un intervento da picconatore, arrivò a 14 milioni e otto. Stavolta la pandemia, la crisi economica e la zona rossa hanno tenuto gli italiani davanti alla tv.
«Le istituzioni devono sempre connettersi con i sentimenti profondi delle persone». Lui ci prova, infatti gran parte del discorso di Capodanno è dedicato ai temi che più angosciano i cittadini. Il Covid, innanzitutto. Abbiamo affrontato la prima fase «con spirito di comunità», poi in estate abbiamo mollato troppo e ci siamo distratti. Ora c'è una speranza concreta, cogliamola senza farci traviare da negazionisti e no-vax. «La scienza ci offre l'arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Di fronte ad una malattia così fortemente contagiosa, che provoca tanti morti, è necessario tutelare la propria salute ed è doveroso proteggere quella degli altri».
Poi, la crisi economica. «L'Italia ha pagato un prezzo alto», ma qualcuno ha pagato di più.
«Tante imprese temono per il loro futuro, abbiamo preso troppi posti di lavoro, una larga fascia di autonomi e precari ha visto azzerare il reddito». A questi Mattarella si sente particolarmente vicino. E promette: «Il 2021 deve essere l'anno della ripresa». Lui vigilerà.
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