Schlein trova un totem: il doppio turno

Usa toni trionfalistici ("6-0 tennistico") e promette battaglia a difesa del ballottaggio

Schlein trova un totem: il doppio turno
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Un successo straordinario», esulta Elly Schlein. Anzi ,«abituiamoci a fare l'analisi della vittoria, non più della sconfitta, perché continueremo a vincere».

La tornata amministrativa è andata benone per il centrosinistra, e in particolare per i candidati del Pd («Un sei a zero quasi tennistico, oltre le più rosee previsioni»), e la segretaria celebra il risultato in una conferenza stampa dai toni trionfali: «Meloni, stiamo arrivando», avverte. Ma sul successo dei ballottaggi, all'indomani del voto, si stende un'ombra minacciosa. La maggioranza, infatti, sembra deciso a cambiare la legge elettorale per abolire il secondo turno alle Comunali, in funzione da un trentennio ma giudicato troppo favorevole a chi riesce a riportare più elettori alle urne e ad allargare le alleanze. Il primo a lanciare l'avvertimento è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa, e la leader Pd lo attacca con durezza: «Non si scappa col pallone in mano quando si perde una partita. Non è colpa degli elettori se la destra ha perso, è colpa loro. Noi non ci stiamo, e troviamo grave e sconveniente che la seconda carica dello Stato parli di cambiare le regole a pochi minuti dalla sconfitta: manca il senso delle istituzioni». Ma dalla Lega, da Forza Italia e dal partito della premier si moltiplicano le voci di quelli che chiedono di cancellare i ballottaggi: dal leghista Romeo all'azzurro Gasparri ai meloniani Balboni e Pagano. Col ragionamento che, al secondo turno, si abbassa la partecipazione al voto e dunque la «legittimazione» degli eletti. Non tutti sono d'accordo, nel centrodestra: «Con il risultato delle Europee è chiaro che è tornato il bipolarismo, come in tutte le democrazie moderne - nota il senatore Francesco Zaffini di Fdi - Che ci sia o meno il ballottaggio, in questo quadro bipolare, poco cambia: non è quello il problema. Alle Comunali si vince se si sceglie il candidato migliore, se si sceglie un candidato scarso si perde».

Nel Pd c'è la convinzione che, dopo l'estate, la maggioranza proverà a forzare la mano su questo, con un emendamento al Testo unico sugli Enti Locali per introdurre una soglia del 40%: chi la supera al primo turno, vince. «È un'operazione calibrata su un obiettivo preciso: provare a strapparci Roma e Milano nelle Comunali del 2026, visto che con l'attuale sistema non sono stati in grado di farlo», spiegano al Nazareno.

Con l'idea di estendere poi il modello «40 per cento» anche a livello nazionale, in abbinamento al premierato. «Ma questa ennesima prova di forza a discapito della tenuta delle istituzioni ci vedrebbe inevitabilmente sulle barricate», avverte il responsabile Riforme del Pd, Alessandro Alfieri.

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