Sarebbe bastato un salto a Napoli, in Corso Umberto I, strada dello shopping e delle antiche trattorie partenopee per avere un'idea palpabile: i commercianti erano praticamente imbufaliti al passaggio del corteo organizzato dalla Cgil contro il governo Meloni. Insulti, imprecazioni e malumori. La sfilata di Maurizio Landini paralizza uno dei snodi centrali del commercio napoletano. E soprattutto blocca le attività nel primo week end in cui si respira l'aria del Natale.
Da Napoli a Bari: altro corteo. Altri malumori. Nel mirino, stavolta dei viaggiatori, c'è Pierpaolo Bombardieri, capo della Uil e gemello di Landini nella crociata anti-Meloni. Nella città pugliese si svolge l'altro grande (si fa per dire) sciopero in piazza. Disagi e caos assicurati. L' Intercity Bologna-Lecce registra 70 minuti di ritardo. Tutte le corse sono fuori la tabella di marcia. L'ira dei pendolari non si trattiene. A Napoli però la rabbia non si contiene: casse vuote per i commercianti del centro storico. La campagna di scioperi avviata da Landini, per assetare la sua ambizione politica, rischia di trasformarsi in una guerra non contro Meloni ma contro il Natale. Ogni fine settimana diventa un inferno per attività e lavoratori. Nella stessa giornata napoletana di Landini fa tappa anche il segretario Pd Elly Schelin in giro per pastori di San Gregorio Armeno. Il corteo Cgil di Napoli si chiude in piazza Matteotti. Dal palco Landini fa le prove generali del leader: «Vedo una bellissima piazza piena. Ancora una volta Napoli, la Campania, parla a tutto il Paese. Che futuro può avere un Paese se i giovani, quelli che abbiamo fatto studiare, utilizzano il loro sapere e la loro intelligenza in altre realtà europee? A questo governo, che continua a farci credere che dovremmo avere paura dei migranti, chiudere i nostri porti, dobbiamo dire che devono chiudere gli aeroporti per smettere di far andare via le nostre intelligenze e le nostre competenze», arringa la piazza. Il rischio è che Landini con i suoi scioperi faccia scappare turisti e commercianti.
Il numero uno della Cgil torna sulla sua eventuale discesa in campo: «Dicono che il sindacato vuole fare politica, che Landini e Bombardieri si vogliono candidare. Io sinceramente mi sono rotto le scatole. C'è una campagna aperta sui giornali e in tv, addirittura fanno dibattiti su questo, ma sono dibattiti sul nulla. E sapete perché lo fanno? Perché non vogliono confrontarsi con le proposte che noi stiamo facendo loro. Non vogliono discutere e contrattare con noi». In realtà la missione politica di Landini non è una novità. Nel 2015, a molti sarà sfuggito, il sindacalista, all'epoca capo della Fiom, tentò di fondare un partito: coalizione sociale. Un'esperienza finita nel giro di due settimane. E boicottata proprio dai compagni del Pd e dall'allora numero uno della Cgil Susanna Camusso. Un sogno che Landini non ha abbandonato ma solo rimesso nel cassetto.
Fino alle Europee c'è una tregua (non scritta) tra Landini e Schlein. Nessun passo in avanti. Dopo le Europee il sindacalista in maglioncino è pronto a giocarsi le chance per la leadership del centrosinistra, sfidando Conte e Schlein.
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