«Ehi Platone, immaginati su una biga. I cavalli imbizzarriti puntano verso la folla. Davanti a te ci sono cinque aristocratici, accanto hai uno schiavo. Basta una spintarella allo schiavo per dirottare la biga e salvare i 5 aristocratici. Devi però sacrificare la vita dello schiavo. Che fai?». Il Platone in questione è un avatar, vestito e pensante come un uomo dell'epoca, pronto a rispondere alle domande dello studente. Unico limite: non risponde a temi che non appartengono alla sua epoca. Se gli chiedi cosa pensa del gender, per esempio, non sa che dire.
Non è la scuola del futuro. È già presente, per il momento solo in alcune classi, anche di scuola pubblica. Quali siano le nuove frontiere dell'apprendimento è stato chiaro a Didacta Italia, l'expo dell'innovazione scolastica organizzato a Firenze con la partnership scientifica di Indire. Partita 7 anni fa con una decina di pionieri, oggi Didacta (ha chiuso venerdì) ha contato 430 espositori tra istituzioni e aziende, 1780 eventi ma soprattutto 20mila visitatori tra maestri e prof che hanno preso un giorno di ferie per mettersi in fila dalle 9 del mattino a seguire seminari per imparare tecniche efficaci su come ingaggiare l'attenzione degli studenti. Ma soprattutto su come aprire la porta della classe all'Intelligenza Artificiale, che è già lì dietro ai banchi, o a casa, nei temi già svolti o negli esercizi troppo perfetti. Ora l'IA cerca di mettersi in cattedra, accattivante, inclusiva e interattiva, pronta ad avviare un cambiamento epocale nell'insegnamento e nello studio. «I docenti non saranno mai sostituiti dalle macchine, ma di chi saprà usare le macchine», ha messo in guardia Cristina Grieco, presidente di Indire. «Non dobbiamo temere l'IA se è governata dall'uomo», ha rincarato il ministro dell'Istruzione Valditara all'inaugurazione. Grazie allo scossone del Covid e alla pioggia di finanziamenti del Pnrr (5 miliardi complessivi), molti istituti hanno già dotazioni all'avanguardia. Come «Paths», il programma realizzato da due filosofi di Indire, Matteo Borri e Samuele Calzone con il supporto tecnico di Francesco Mugnai, che ha applicato l'IA alla filosofia di Platone, già sperimentato al liceo Properzio di Assisi. L'immersione nel Metaverso è tentacolare. Ora si può viaggiare nell'antica Roma o studiare il Sole su una navicella spaziale. «Eduportal» h già venduto oltre duemila licenze con lezioni in realtà virtuale. Qual è l'effetto dei pesticidi sull'insalata? Basta l'orto hi-tech con il microclima ricreato come in natura che «Campus Store» già in molti istituti di Agraria. Grazie a «Strowbees» alle elementari hanno studiato cosa succede durante un terremoto dopo avere realizzato una struttura per poi farla vacillare. Laura Cesaro, memore dei tanti 4 in latino al liceo, dopo aver preso una laurea in Lettere Classiche a Pisa, ha realizzato il sogno che aveva scritto a 17 anni su un fogliettino di carta mentre era in vacanza a Cipro: far diventare il latino masticabile. Si è inventata la piattaforma «Sirius game» già usata in una trentina di scuole. Si chiama «Matematica Superpiatta» il videogioco su cui già studiano la matematica una trentina di scuole realizzato dall'Università dell'Aquila mentre «Maffy» è stato ideato da un giovane prof di matematica e uno sviluppatore con la missione di non sentire più la frase «la matematica non fa per me» (sono già in 24 scuole a usarla). Le formule chimiche prendono vita sui libri di realtà aumentata (Ars Book), Music Block insegna a suonare con i mattoncini del Lego, con BricksLab si entra nel Quinto Canto della «Comm3dia» trascinati dal vento della passione (vento che si sente ovviamente) a parlare con Paolo e Francesca, «Algor» (già in 70 scuole) in 10 secondi con un copia e incolla trasforma u testo in mappa concettuale. «Archimede» invece corre in aiuto ai prof. Trasforma i giudizi anonimi personalizzandoli con i dati dello studente, oppure prepara una lezione sintetizzando materiali vari: «preparami una lezione di un'ora sulle ossidoriduzioni» e lui risponde con slide, scaletta e approfondimenti. Per concludere con il kit multimediale ad accesso gratuito Stereotipidigenere.eu per trattare il tema in classe.
Alla fine insomma due certezze. Uno: l'inarginabile evoluzione della tecnologia. Due: l'imprescindibile modifica dei cervelli di chi apprende. I ragazzi hanno cambiato il modo di percepire il mondo, imparano in modo differente, come insegnano le neuroscienze. Fare come si è sempre fatto non dà i risultati che si sono sempre avuti. Indietro non si torna. Avanti quindi.
Dribblando i rischi, primo fra tutti che sia solo un banale effetto-wow! a sostituire l'effetto-noia, innescando una sollecitazione dei cervelli che (come sempre ormai le neuroscienze insegnano) saranno poi sempre condizionati a cercare gli effetti speciali, non sempre positivi.
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