Scuola, i precari ostaggi dei 5S

Il dl Sostegni bis, nella parte che interessa la scuola, è l'ennesimo pastrocchio all'italiana

Scuola, i precari ostaggi dei 5S

Il dl Sostegni bis, nella parte che interessa la scuola, è l'ennesimo pastrocchio all'italiana. Procediamo per punti.

Le modalità di svolgimento dei concorsi ordinati prevedono un solo scritto «con più quesiti a risposta multipla, volti all'accertamento delle conoscenze e competenze del candidato, nonché sull'informatica e sulla lingua inglese. L'amministrazione si riserva la possibilità di prevedere, ove necessario, la non contestualità delle prove relative alla medesima classe di concorso, assicurandone comunque la trasparenza e l'omogeneità in modo da garantire il medesimo grado di selettività tra tutti i partecipanti» (art. 59, comma 10, lettera a). Superfluo ogni commento su competenze e conoscenze garantite dal famigerato sistema delle crocette, genuflesso intimo more al nozionismo più vieto, e sull'omogeneità di trattamento assicurata da prove d'esame non contestuali.

C'è poi la delicata questione del precariato, che si sarebbe risolta se si fosse adottata una fra le ragionevoli soluzioni suggerite da Mario Pittoni, vicepresidente della commissione cultura del Senato e responsabile del dipartimento scuola della Lega, e se il ministro dell'Istruzione, complice un Pd irriconoscibile, non fosse ostaggio di un M5s che continua a dettar legge in materia d'istruzione. Il decreto, ben lungi dall'avallare una qualunque (mini)sanatoria, introduce un'inusuale assunzione a tempo determinato coronata dal conseguimento del ruolo solo in presenza di un doppio giudizio positivo: il primo dopo un «percorso annuale di formazione iniziale e prova», con l'obbligo di ripetizione dell'iter in caso di esito negativo; 2) il secondo in una successiva «prova disciplinare valutata da una commissione esterna all'istituzione scolastica di servizio» (art. 59, comma 7), pena l'impossibilità di convertire il contratto a tempo indeterminato. Un sonoro schiaffo ai precari storici della scuola.

Il ministro finge di non sapere che nel novembre del 2014 la Corte di Giustizia europea condannò l'Italia per violazione delle norme comunitarie sul precariato (Direttiva 1999/70/CE, 28 giugno 1999), costringendo il governo allora presieduto da Matteo Renzi ad assumere quasi 150.000 precari della scuola: era illegittimo, per la Corte, che la Pa italiana estendesse i contratti a termine oltre un periodo di 36 mesi (su 5 anni). Nel luglio del 2019 la Commissione europea ammonì il nostro Paese in materia di assunzioni nella Pa (in particolare per scuola e sanità) per la disparità di trattamento fra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato, dandoci due mesi di tempo per rispondere.

Quasi un anno e mezzo dopo, nel dicembre del 2020, preso atto del mancato intervento italiano per una soluzione al problema, la Commissione europea ci ha inviato una seconda lettera di messa in mora sull'abuso dei contratti a termine nel comparto pubblico, esortando il governo guidato da Giuseppe Conte a trovare una soluzione entro due mesi. Nulla di fatto.

Non è cambiato niente. Anche Patrizio Bianchi, con la sua scuola «affettuosa» a intermittenza (o a preferenza), sta a guardare.

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