Su cento immissioni in ruolo ne sono state effettuate soltanto 22. Anche la chiamata veloce si è rivelata inefficace ed ora per coprire le cattedre vacanti si procederà senza aggiornare i punteggi delle graduatorie provinciali con evidenti ricadute sulla qualità dell'insegnamento e centinaia di potenziali ricorsi.
La promessa di quasi 85mila assunzioni del ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, rilanciata trionfalmente anche dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, è la punta dell'iceberg del disastro scuola, il settore dove il pressapochismo del governo ha provocato più danni.
E se è vero che l'istruzione pubblica è strutturalmente in difficoltà da almeno due decenni è pure vero che in questo frangente in conseguenza della pandemia finalmente c'è la possibilità di investire di più sulla scuola. Ma i soldi bisogna anche saperli spendere.
Come mai su un contingente pari a 84.808 posti disponibili per i docenti ne sono stati coperti soltanto 19.294? Ovvero il 22 per cento delle assunzioni possibili? Il resto delle cattedre, 65.514, pari al 78 per cento del totale, verrà assegnato alle supplenze, che ovviamente si aggiungeranno a quelle già previste, per un totale di circa 200mila.
Oltre alla scarsa lungimiranza del ministero che, alla luce degli anni scorsi, avrebbe dovuto mettere in conto il problema delle graduatorie esaurite ed allargare per tempo la platea degli aventi diritto, per il sindacato Anief ha giocato pesantemente a sfavore anche la regola del 5.
Infatti i docenti stabilizzati nel corrente anno scolastico dovranno necessariamente rimanere per cinque anni nell'istituto assegnato. Un vincolo «assurdo» per l'Anief che ha mandato deserte le 85mila assunzioni. Un vincolo, prosegue il sindacato, «introdotto dall'attuale governo e che è alla base del clamoroso flop di immissioni in ruolo: i docenti hanno preferito restare precari nella loro provincia anziché diventare di ruolo al nord, lontano da mariti, mogli e figli e con uno stipendio che permetterebbe solo di sopravvivere a centinaia di chilometri, per 5 lunghi anni».
In crisi anche il delicatissimo settore del sostegno dove su 21.453 cattedre vacanti ne sono state assegnate 1.657. A questi si sommano 80 mila posti in deroga che andrá a supplenza. Un esempio? In Piemonte servono 2.800 insegnanti di sostegno, ma al momento le assegnazioni sono state soltanto 2, denuncia dell'assessore regionale all'Istruzione, Elena Chiorino.
Carenza anche per il personale ATA. Qui i posti vacanti sono 25.175, le immissioni in ruolo 9.674. Dunque i posti vacanti sono 15.501. Ma i sindacati indicano un fabbisogno doppio: mancano almeno 30mila bidelli.
Ora poi sta per aprirsi un altro capitolo complesso: quello dei concorsi che il ministro Azzolina vuole tenere a tutti i costi a partire da ottobre, nonostante l'emergenza Covid renda inevitabilmente tutto molto più
complicato. Ill senatore Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega chiede che i concorsi vengano rinviati per ridurre i rischi. Anche perché non consentirebbero di disporre da subito di docenti per coprire le cattedre vacanti.
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