Se le foto del Pontefice colpiscono alle spalle

Ad Auschwitz come ad Amatrice: due immagini identiche. Ma che vogliono dire l'opposto

Se le foto del Pontefice colpiscono alle spalle

Due luoghi diversi, lontani, accomunati però dalla morte. Papa Francesco presente in entrambi e raccontato da due foto simili fra loro. Luglio 2016, il pontefice in visita al campo di concentramento di Auschwitz: entra da solo, a piedi e viene ripreso di spalle, sotto la scritta «Arbeit Macht frei» («Il lavoro rende liberi») in primo piano. Ieri Francesco è andato ad Amatrice, devastata dal terremoto: una delle immagini lo ritrae sempre di spalle, macerie davanti a lui, si respirano solitudine e silenzio, guardando quello scatto. Gianna Angelini, semiologa e coordinatrice del corso di grafica e comunicazione visiva del Quasar, accademia di Roma, sottolinea che «le immagini sono costruite con l'intento di comunicarci qualcosa, anche se si tratta di due eventi diversi, che però hanno in comune l'idea di crollo, un crollo fisico, per quanto riguarda Amatrice, un crollo della dignità umana, invece, per il campo di concentramento». Osservando con attenzione i due scatti viene fuori anche quello che Francesco pare voglia comunicare, aggiunge la semiologa: «In quella del terremoto è di spalle, dà le spalle a noi che guardiamo, ma il senso è quello della compartecipazione, ci chiede di partecipare a quella tragedia, ci invita ad entrare dentro il sisma, in mezzo alle macerie, in silenzio e a pregare assieme a lui». Discorso in parte diverso, invece, per la foto che lo ritrae ad Auschwitz: «In quel caso dice Angelini è differente la prospettiva: in primo piano c'è la scritta dell'ingresso al campo di concentramento, l'immagine non comunica un invito ad entrare con lui, che si fa carico in completa solitudine del dolore, varcando da solo quella soglia. È come se attraverso quello scatto ci volesse dire che dobbiamo conoscere quanto accaduto, per fare in modo che non riaccada più, ma senza rimetterci in gioco di nuovo». Identica la postura in entrambe le immagini, «a testa bassa, in raccoglimento, e in solitudine, tipico della carità cristiana». Alberto Abruzzese, sociologo ed ex professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi allo Iulm di Milano, sottolinea anche altro: «Questo Papa sceglie in modo consapevole e pensato di esporre immagine e corpo in posti terribili, invasi dal dolore dice Ma se le foto sono simili, è anche vero che ci sono due grosse differenze fra Auschwitz e Amatrice. Nel primo caso la tragedia, il dolore e la desolazione sono un disastro prodotto dal genere umano, risultato della violenza dell'uomo. Mentre per Amatrice la morte è solo in seconda battuta causa dell'uomo (per l'assenza di infrastrutture adeguate, incuria), in primo luogo dipende dalla violenza della natura».

Secondo Abruzzese, per quanto riguarda il campo di concentramento, «la posizione di Francesco è quella di essere solidale con le vittime e severo con i colpevoli, invece, per Amatrice è un Papa che offre il suo corpo direttamente alla sofferenza umana, causata da un qualcosa imputabile alla natura».

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