Tutto comincia con la fuga di uno smemorato. Il pianeta Fleed è stato distrutto dall'impero di Vega e un giovane principe si salva viaggiando con il suo -mastodontico robot guerriero verso la Terra. Il ragazzo verrà ribattezzato Actarus e la macchina intelligente che «mangia libri di cibernetica» si chiama Goldrake. A ritrovarli in un fienile nel Giappone di 50 anni fa sono il Dottor Procton e Alcor, pilota di Mazinga Z.
Ora c'è chi con queste storie ci è cresciuto, alla fine degli «anni di piombo», dentro la Tv dei ragazzi e le prime immagini a colori, quando nelle strade scorreva il sangue ideologico e l'immagine della R4 rossa con il cadavere di Moro faceva il giro del mondo, ma intellettuali e moralisti si stracciavano le vesti contro la violenza diseducativa dei cartoni nipponici. Surreale. Il peggio, però, doveva ancora arrivare. Quello che nessuno allora poteva immaginare è che il robot d'acciaio venisse assoldato dalla machiavellica Giorgia Meloni per zittire una volta per sempre le trasmissioni scomode vicine ai suoi avversari politici. Goldrake contro Report. Actarus contro Ranucci. È una sfida galattica. «Vai, che il tuo cuore nessuno lo piega».
Allarme, allarme. La trama ormai è palese. La perfida premier non solo ha strappato Atreju al Regno di Fantàsia e assoldato il pazzo miliardario Elon Musk, ma sta usando le anime di Kiyoshi Nagai per aggredire la libertà di inchiesta dell'ultimo vascello ribelle di mamma Rai.
La notizia viene sottolineata da un brillante pezzo di Vanessa Ricciardi su Il Fatto, che svela la controprogrammazione della domenica sera. la nuova serie di Goldrake su Rai 2 che infatti va a infastidire Report su Rai 3. Il pubblico messo davanti a questa scelta particolarmente scomoda sarà costretto a ricorrere a Rai play, perdendo così il sacrosanto diritto alla liturgia del palinsesto. C'è puzza di fascismo. L'indizio che Goldrake non sia al di sopra di ogni sospetto si trova in un vecchio libro, Fascisti immaginari, di Luciano Lanna e Filippo Rossi, pubblicato da Vallecchi nel 2003. Qui si scopre che tra i detrattori anni '80 dell'alabarda spaziale ci fosse Dario Fo e tra gli appassionati, per nostalgia dell'asse, apparisse un po' a sorpresa Pino Rauti, non ancora segretario del Msi. A questo punto a Ranucci non resta che seguire la trama nera per denunciare ancora una volta l'onda marcia che si sente all'orizzonte. La parte difficile sarà fare i conti con Actarus, perché se lo si indica come il nemico c'è il rischio di costringere il povero Sigfrido, nome che non lo rappresenta, a indossare i panni del ministro della scienza Zuril, lo stratega che ha passato la vita a cercare di incastrare Goldrake senza riuscirci. Frustrante.
Actarus, Venusia, Alcor, Maria sono i simboli di una generazione che è invecchiata perdendo i propri sogni, ma restano innamorati della madre terra, incapaci di marciare con chi pretende di importi una verità con la V maiuscola e per
vocazione piuttosto pacifici. Come diceva Actarus: «La forza di Goldrake non è nelle sue armi ma nel cuore di chi lo guida». Non è il caso che Sigfrido Ranucci si preoccupi di lui. È solo un vecchio amico che compie 50 anni.
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