Se la "parentocrazia" riguarda i dem Usa nessuno avanza critiche

La gauche non fiata sulle sorelle eccellenti Valerie Biden e Maya Harris

Se la "parentocrazia" riguarda i dem Usa nessuno avanza critiche
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L'assedio delle opposizioni e forse della magistratura contro Giorgia Meloni passa dalla sorella Arianna. Matteo Renzi ha parlato addirittura di «parentocrazia», con il premier che dovrebbe passare ogni minuto a giustificare il lavoro della sorella, che però non ha alcun ruolo nell'esecutivo. Un gioco che vale solo con la destra, perché a sinistra il lavoro dei parenti va sempre bene. Anzi, diventano pure figure da elogiare. Basti pensare a quanto succede nell'altra sponda dell'Atlantico. In casa dei dem avere una sorella nei posti che contano non è mai stato uno scandalo. Nel Paese della meritocrazia ad ogni costo, la sinistra si appoggia spesso alla famiglia per puntellare il proprio cerchio magico. Basta restare alla Casa Bianca per averne un'idea con le figure di Valerie Biden e Maya Harris, rispettivamente sorella del presidente e della vicepresidente.

Di due anni più giovane, Maya è stata fin da subito una compagna di viaggio elettorale per Kamala. Primo banco di prova? La corsa per un posto di procuratore distrettuale a San Francisco. Già in quell'occasione l'attivismo radicale di Maya fu molto utile. Idem per la corsa a procuratore della California nel 2010 e quella al senato nel 2016 e poi nel 2020 con la disastrosa corsa alle primarie con Maya Harris nel ruolo di responsabile della campagna elettorale.

Dopo qualche anno Maya è ora tornata alla ribalta. Il passo indietro di Joe Biden è un'occasione troppo ghiotta per non ritagliarsi un ruolo nella possibile amministrazione Harris. La sorella della vicepresidente parla spesso con gli altri consiglieri senior della campagna e trasmette poi i suoi consigli e punti di vista al resto dello staff. Non è un caso che nei frenetici giorni in cui si doveva scegliere il candidato alla vicepresidenza, ruolo poi andato a Tim Walz, alla residenza di Kamala Harris fosse presente anche lei mentre la sorella maggiore incontrava i candidati. Un potere notevole, tanto che qualcuno ormai la bolla come il nuovo Bobby Kennedy, il fratello di JFK che nel 1960 divenne Procuratore generale degli Stati Uniti d'America e pezzo da novanta dell'amministrazione democratica. Pure in quel caso nessuno scandalo parentocrazia.

L'opposizione ha sempre attaccato pure Francesco Lollobrigida, compagno di Arianna Meloni, oggi ministro dell'Agricoltura. Eppure nella sinistra americana nessuno batte ciglio sulla figura di Tony West, marito di Maya e potente consigliere di Kamala. West si è pure preso un periodo di aspettativa dal suo incarico di responsabile legale di Uber, una giravolta che la sinistra italiana bollerebbe come «conflitto di interessi». Anzi. West in passato non ha disdegnato altri incarichi in amministrazioni democratiche, ricoprendo il ruolo di procuratore associato nel dipartimento di Giustizia durante l'amministrazione Obama tra il 2012 e 2014. Nella sinistra americana c'è posto anche per i nipoti. È il caso ad esempio di Meena Harris, figlia di Maya che nel tempo ha aiutato parecchio la zia a relazionarsi coi big della Silicon Valley come Uber e Facebook.

Altra sorella d'America per eccellenza è Valerie Biden Owens che nei decenni è stata non solo una consigliere preziosa per Joe Biden, ma anche responsabile delle sue rincorse presidenziali nel 1987 e nel 2007. Pure qui nessuna levata di scudi, nessuna richiesta di chiarire la parentopoli e ce ne sarebbero visti ad esempio gli affari torbidi del figlio di Biden, Hunter.

Anzi, sorella Valerie ha sempre avuto l'ultima parola su tutto nelle due campagne elettorali, tanto che Kate Bedingfield, a lungo collaboratrice del presidente, ha sempre detto che Val era il guardrail emotivo del fratello. Un volemose bene che vale solo a sinistra.

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