Sea Watch, esposto in procura "I migranti privati della libertà"

Il Garante nazionale per i diritti dei detenuti ha presentato un esposto alla Procura di Roma sul caso della Sea Watch

Sea Watch, esposto in procura "I migranti privati della libertà"

Nemmeno un istante dopo il respingimento del ricorso alla Cedu, si apre un altro fronte sulla Sea Watch. A entrare sul campo di "battaglia" è il Garante dei detenuti, Mauro Palma. Il Garante infatti ha presentato un esposto alla Procura di Roma. Il Garante di fatto non interviene sulle scelte politiche in merito al "blocco" sullo sbarco imposto dal Viminale, però punta il dito contro "la privazione della libertà personale". Palma fa sapere che "non può nè intende intervenire su scelte politiche che esulano dalla propria stretta competenza. Tuttavia, è suo dovere agire per fare cessare eventuali violazioni della libertà personale, incompatibili con i diritti garantiti dalla nostra Carta, e che potrebbero fare incorrere il Paese in sanzioni in sede internazionale. In particolare, ribadisce che le persone e loro vite non possono mai divenire strumento di pressione in trattative e confronti tra Stati. Ritiene inoltre che la situazione in essere richieda la necessità di verificare se lo Stato italiano, attraverso le sue Autorità competenti, stia integrando una violazione dei diritti delle persone trattenute a bordo della nave". Il Garante ha poi aggiunto: "L’esercizio della giurisdizione italiana sull’imbarcazione sembra inoltre confermato dalla valutazione delle vulnerabilità delle persone a bordo a cui è stato permesso lo sbarco: non può essere però questa la sola via d’uscita dalla situazione presente che, a parere del Garante, sta degenerando".

Il Garante infine mette nel mirino il divieto imposto dal Viminale sull'ingrasso della Sea Watch nelle acque territoriali italiane. Su questo punto il Garante nazionale si interroga se "nel caso della Sea Watch 3, sia proprio il pur legittimo esercizio della sovranità da parte del nostro Paese a determinare giurisdizione e responsabilità nei confronti delle persone, incluso almeno un minore non accompagnato, bloccate in condizioni sempre più gravi al confine delle sue acque.

Del resto, l’esercizio stesso del divieto e la sua attuazione implicano che il Paese garantisca l’effettività dei diritti derivanti dagli obblighi internazionali alle persone bloccate: di non essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti; di non essere rinviati in Paesi dove ciò possa avvenire; di avere la possibilità di ricorrere contro l’attuale situazione di fatto di non libertà davanti all’autorità giudiziaria; di richiedere protezione internazionale".

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