Nel giorno in cui un assalto alla sede della Compagnia petrolifera nazionale (Noc) di Tripoli provoca due morti e dà un nuovo colpo alla fragile tregua in Libia, l'Italia prova a fare qualche passo verso Khalifa Haftar, il maresciallo considerato il principale alleato di Francia ed Egitto in Libia. A Bengasi il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha avuto con lui un lungo colloquio nel corso del quale, fa sapere la Farnesina, è stato rilanciato «lo stretto rapporto con l'Italia» e Haftar si è impegnato a sostenere il dialogo e la sicurezza in Libia e ad appoggiare la conferenza che l'Italia ospiterà a novembre sul Paese nordafricano. Un cambio deciso di rotta per Haftar, 75 anni, che appena poche settimane fa aveva manifestato notevoli perplessità sul ruolo dell'Italia nel dossier Libia, chiedendo un drastico cambio della sua politica estera e addirittura l'allontanamento del nostro ambasciatore.
Stavolta Haftar, l'uomo forte della Cirenaica, avrebbe usato toni decisamente diversi, usando più la carota che il bastone con il nostro Paese e riconfermando il «ruolo imprescindibile dell'Italia» nella pacificazione della Libia. Il maresciallo avrebbe rassicurato la Farnesina sul fatto che è intenzionato a contribuire a «supportare attivamente la sicurezza, la stabilizzazione e il dialogo nel Paese, per il bene di tutti i libici» e ha dato atto al nostro Paese della sua buona volontà nel processo di riconciliazione nazionale, nel rispetto del quadro fissato dalle Nazioni unite. Moavero da parte sua ha auspicato lo svolgimento di «elezioni ordinate e trasparenti» ma garantendo «condizioni di adeguata sicurezza». Nel corso del colloquio si è discusso anche di migranti, mettendo in cantiere un'intensificazione della collaborazione in campo umanitario e un rafforzamento del contrasto al terrorismo e ai trafficanti di ogni tipo. Proprio ieri si è saputo che, secondo la denuncia di Medici senza frontiere e secondo il raccolto di alcuni sopravvissuti, oltre 100 migranti sarebbero morti in un naufragio a largo delle coste libiche tra l'1 e il 2 settembre. Lo riferisce l'Ong Medici senza frontiere, in base al racconto di alcuni sopravvissuti.
Il colloquio si è svolto nell'ennesimo giorno nero per Tripoli.
La sede della compagnia petrolifera nazionale (Noc) è stata attaccata da un commando di sei kamikaze che sono tutti morti, tre facendosi esplodere e altri tre finendo sotto i colpi delle forze dell'ordine. Altre due persone sono morte e dieci ferite. L'attacco, che ha violato la fragile tregua tra le milizie, non è stato rivendicato ma il governo lo ha subito attribuito all'Isis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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